venerdì 31 marzo 2023

OGNI UMANESIMO E SOCIALISMO CONDUCE ALL’ ATEISMO Pretendere di organizzare una società senza Dio è una cosa semplicemente assurda e anche criminale e disumana perché tutte le teorie e ideologie alternative, tutti i sistemi figli di visioni e idee errate, tutti gli ecologismi conducono alla morte e al suicidio della razza umana, se non subito, anzi si mascherano quasi sempre di umanesimo e col tempo conducono l’ umanità al burrone, avendo persi questi le basi etiche da cui hanno avuto origine . Gesù Maestro nel vangelo ci fa la sintesi della cultura umana e ci pone davanti due binari essenziali da percorrere lungo il cammino della storia della terra e di ogni uomo ; l’amore a Dio e l’amore al prossimo. Prima viene l’amore a Dio che ha dato l’esistenza a ogni cosa e l’ ha giò tutta programmata e poi, solo dopo, viene l’aiuto fraterno per camminare insieme lungo la storia per realizzare il Suo piano che non è solo quello della salvezza delle anime, ma anche di salvezza ecologica e sociale . Chi vuole realizzare un piano sociale di salvezza e risolvere cosi i problemi dell’ umanità, ad esempio il sovrappopolamento del pianeta, il lavoro o la plastica o la fine delle specie animali come dicono gli impostori proponendo i loro piani, senza considerare che esiste già un piano riuscito e sperimentato che ha fatto il Creatore dell’ universo, è destinato al fallimento e vuole lo sterminio del genere umano. I piani alternativi di salvezza hanno la loro origine nel Principe di questo mondo e chi cade nella sua rete ,credendo di lavorare per il bene dell’ umanità, viene semplicemente ingannato . Abbracciando questi falsi sistemi o facendosi influenzare, significa cadere in una rete dalla quale è poi molto difficile uscirne perché questa si maschera di filantropia e anche se fa riferimento a Dio, in realtà spesso ne ha rigettato il Suo piano. Ha negato la fede nel Re di questo mondo e ha risposto la fede nel Principe di questo mondo . Solo mettendo al primo posto il primo comandamento l’ uomo riesce a trovare la strada e il fine razionale della sua stessa esistenza ,perché l’ uomo,anche se è stato creato libero, questa libertà gli è stata donata da chi lo ha creato e va sottoposta in ogni cosa. L’ uomo con la sua libertà non deve illudersi, ma con questa libertà deve camminare lungo binari già tracciati e sicuri e chi esce fuori va sbattere ; è solo questione di tempo.https://gloria.tv/post/vCmdioPCkjiz14kjvvpXCpdDW

giovedì 30 marzo 2023

Perché l’ Albero della Vita non si tocca ? L’ Albero della vita non si tocca per un motivo molto semplice. Facciamo un esempio . Se io costruisco un motore di una macchina perché questa macchina sia alimentata a benzina e non a metano o a biodiesel o gasolio, non posso alterare il dispositivo di quella macchina per farla andare a gasolio perché la pena da pagare sarebbe il blocco totale della macchina; significherebbe mandare la macchina in tilt. Ora Dio avendo stabilito e programmato fin dall’ eternità il creato con delle finalità specifiche raccomandate nella Genesi , fin dall ‘inizio, per la stessa vita materiale sulla terra, non può permettere che le Sue libere creature ci mettano mano e cambino il codice sorgente delle cose, soprattutto poi se queste cose implichino aspetti morali inerenti alla Sua legge eterna ,ovvero stabilire cosa è il bene e cosa è il male .A chi tocca stabilire cosa è il bene o il male nell’ universo ? La terra andrà bene solo e soltanto se si rispetteranno le finalità immesse da Dio Creatore . Sarebbe un atto gravissimo nei confronti del creato, anzi sarebbe una ribellione a Dio,anzi suicidio chi si permettesse questa ribellione facendola diventare operativa con atti iniqui legati a filosofie pazzaesche parto delle menti umane traviate e non ci sarebbero attenuanti per la pena di morte per tali ribelli . Essi pur cedendo di fare bene,in realtà vogliono decidere e copmndare sui fini dell umanità, già stabiliti da Dio ab aeterno . Cambiare questo fine , questo progetto sigifica attentare all’ Albero della vita che è proprio il lavoro preferito del nemico primogenio di Dio, cioè Satana e i suoi servi in cieloi e sulla terra . Con la generale malvagità umana ai tempi di Noè, Dio intervenne in maniera diretta e, pur promettendo che non avrebbe dato la morte direttamente Lui all ‘umanità, ai tempi della Torre di Babele, ci fu un altro tentativo i deviare tutti ,allontanadosi dai piani divini che riguardavano il popolamento generale di tutta la terra . Oggi l ‘uomo sta distruggendo il nucleo famigliare e con le politiche di antinatalità e vaccinali comandate dalle banche e da organismi internazionali su tutto il pianeta, insieme a tante iniquità ambientali ;inesorabilmente, senza pudore , sta attentando all ‘Albero della Vita ! Quale punizione meriterà l’ uomo della nostra epoca per la sua presunzione e superbia ?? Certamente Dio non starà semplicemente a guardare, né avrà paura come fanno i suoi falsi servi sulla terra, né ha intenzione di farsi cambiare il Suo piano già stabilito ab aeterno. Egli rimane e rimarrà il padrone di tutto ciò che ha fatto.

mercoledì 29 marzo 2023

Notre charge apostolique La concezione secolarizzata della democrazia Lettera agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi [1] La nostra carica apostolica ci rende doveroso vigilare sulla purezza della fede e sull'integrità della disciplina cattolica, preservare i fedeli dai pericoli dell'errore e del male, soprattutto quando l'errore e il male sono loro presentati con un linguaggio trascinante, che velando l'incertezza delle idee e l'equivocità dell'espressione con l'ardore del sentimento e con l'altisonanza delle parole, può infiammare i cuori per cause seducenti, ma funeste. Tali sono state un tempo le dottrine dei sedicenti filosofi del secolo diciottesimo, quelle della Rivoluzione e del liberalismo, tante volte condannate; tali sono, ancor oggi, le teorie del Sillon, che, sotto le loro apparenze brillanti e generose, mancano troppo spesso di chiarezza, di logica e di verità, e, da questo punto di vista, non derivano dal genio cattolico e francese. [2] Abbiamo lungamente esitato, Venerabili Fratelli, a dire pubblicamente e in forma solenne il nostro pensiero sul Sillon. Per deciderci a farlo è stato necessario che le vostre preoccupazioni venissero ad aggiungersi alle nostre. Infatti amiamo la valorosa gioventù schierata sotto la bandiera del Sillon, e la riteniamo degna di elogio e di ammirazione sotto molti aspetti. Amiamo i suoi capi, nei quali abbiamo il piacere di riconoscere anime elevate, superiori alle passioni volgari e animate del più nobile entusiasmo per il bene. Li avete visti, Venerabili Fratelli, pervasi da un sentimento vivissimo di umana fraternità, presentarsi davanti a quanti lavorano e soffrono per sollevarli, sostenuti nella loro dedizione dall'amore per Gesù Cristo e dalla pratica esemplare della religione. [3] Era l'indomani della memorabile Enciclica del nostro predecessore di felice memoria, Leone XIII, sulla condizione degli operai. La Chiesa, per bocca del suo capo supremo, aveva riservato sugli umili e sui piccoli tutte le tenerezze del suo cuore materno, e sembrava invocare paladini sempre più numerosi della restaurazione dell'ordine e della giustizia nella nostra turbata società. I fondatori del Sillon non venivano, al momento opportuno, a mettere al suo servizio truppe giovani e credenti, per la realizzazione dei suoi desideri e delle sue speranze? E, di fatto, il Sillon innalzò in mezzo alle classi operaie lo stendardo di Gesù Cristo, il segno della salvezza per gli individui e per le nazioni, alimentando la sua attività sociale alle sorgenti della grazia, imponendo il rispetto della religione agli ambienti meno favorevoli, abituando gli ignoranti e gli empi a sentir parlare di Dio, e spesso sorgendo, nel corso di pubblici contraddittori, di fronte a un pubblico ostile, sollecitato da una domanda o da una espressione sarcastica, per gridare ad alta voce e con fierezza la propria fede. Erano i tempi belli del Sillon; è il suo lato bello, che spiega gli incoraggiamenti e le approvazioni che non hanno risparmiato a esso l'episcopato e la Santa Sede, fino a quando questo fervore religioso ha potuto velare il vero carattere del movimento del Sillon. [4] Perché, bisogna dirlo, Venerabili Fratelli, le nostre speranze sono state, in gran parte, ingannate. Venne il giorno in cui il Sillon mise in evidenza, per occhi chiaroveggenti, tendenze inquietanti. Il Sillon usciva di strada. Sarebbe potuto capitare diversamente? I suoi fondatori, giovani, entusiasti e pieni di fiducia in sé stessi, non erano sufficientemente dotati di scienza storica, di sana filosofia e di solida teologia per affrontare senza pericolo i difficili problemi sociali verso i quali erano attirati dalla loro attività e dal loro cuore, e per mettersi in guardia, sul terreno della dottrina e dell'ubbidienza, contro le infiltrazioni liberali e protestanti. [5] I consigli non sono loro mancati; dopo i consigli sono venuti gli ammonimenti; ma abbiamo avuto il dolore di vedere sia gli avvertimenti che i rimproveri scivolare sulle loro anime sfuggenti e restare senza esito. Le cose sono giunte a un punto tale, che tradiremmo il nostro dovere, se mantenessimo più a lungo il silenzio. Dobbiamo la verità ai nostri cari figli del Sillon, che un ardore generoso ha condotto su una via tanto falsa quanto pericolosa. La dobbiamo a un gran numero di seminaristi e di sacerdoti, che il Sillon ha sottratto, se non all'autorità, almeno alla direzione e all'influenza dei loro vescovi; la dobbiamo infine alla Chiesa, dove il Sillon semina la divisione e di cui compromette gli interessi. [I. Presa di posizione sulla dottrina del movimento del Sillon] [ Impossibilità di un'azione sociale senza dottrina, quindi necessità della subordinazione all'insegnamento della Chiesa ] [6] In primo luogo, conviene rilevare con rigore la pretesa del Sillon di sfuggire alla direzione dell'autorità ecclesiastica. Infatti, i capi del Sillon sostengono di muoversi su un terreno, che non è quello della Chiesa; di occuparsi soltanto degli interessi dell'ordine temporale e non di quelli dell'ordine spirituale; che il collaboratore del Sillon è solo e semplicemente un cattolico votato alla causa delle classi lavoratrici, alle opere democratiche, e che attinge, nelle pratiche della fede, l'energia della sua dedizione; che, né più né meno degli artigiani, dei contadini, degli economisti e dei politici cattolici, si trova sottoposto alle regole della morale comuni a tutti, senza dipendere in un modo speciale, né più né meno di loro, dall'autorità ecclesiastica. [7] La risposta a questi sotterfugi è fin troppo facile. Infatti, a chi si farà credere che i membri cattolici del Sillon, che i sacerdoti e i seminaristi arruolati nei loro ranghi, mirino, nella loro attività sociale, solo agli interessi temporali delle classi operaie? Pensiamo che il sostenerlo sarebbe far loro un torto. In verità, i capi del Sillon si proclamano idealisti irriducibili, pretendono di sollevare le classi lavoratrici, sollevando in primo luogo l'umana coscienza, di avere una dottrina sociale e princìpi filosofici e religiosi per ricostruire la società su un piano nuovo, di avere una speciale concezione della dignità umana, della libertà, della giustizia e della fraternità, e, per giustificare i loro sogni sociali, si richiamano al Vangelo interpretato a modo loro, e, fatto ancor più grave, a un Cristo sfigurato e sminuito. Inoltre insegnano queste idee nei loro circoli di studio, le inculcano ai loro compagni; le mettono in pratica nelle loro opere. Sono dunque veramente professori di morale sociale, civica e religiosa; e, qualsiasi modifica possano introdurre nell'organizzazione del loro movimento, abbiamo il diritto di dire che il fine del Sillon, il suo carattere, la sua azione, sfociano nel campo morale, che è il campo proprio della Chiesa, e che, di conseguenza, i membri del Sillon si illudono quando credono di muoversi su di un terreno, ai confini del quale cessano i diritti del potere dottrinale e direttivo dell'autorità ecclesiastica. [8] Se le loro dottrine fossero esenti da errore, sarebbe già stata una mancanza gravissima alla disciplina cattolica il sottrarsi ostinatamente alla direzione di quanti hanno ricevuto dal Cielo la missione di guidare gli individui e le società sulla retta via della verità e del bene. Ma il male è più profondo, lo abbiamo già detto: il Sillon, travolto da un malinteso amore dei deboli, è scivolato nell'errore. [9] Effettivamente il Sillon si propone di risollevare e di rigenerare le classi operaie. Orbene, in questa materia, i princìpi della dottrina cattolica sono fissati, e la storia della civiltà cristiana sta ad attestarne la benefica fecondità. Il nostro predecessore, di felice memoria, li ha richiamati in pagine magistrali, che i cattolici che si occupano di problemi sociali devono studiare e aver sempre presenti. Egli ha insegnato, in modo particolare, che la democrazia cristiana deve "mantenere la diversità delle classi, che è certamente la condizione propria della città bene ordinata, e volere per la società umana la forma e il carattere che Dio, suo autore, ha impresso in essa" (1). Egli ha condannato "una certa democrazia che giunge fino a un tal grado di perversità da attribuire al popolo la sovranità nella società e da perseguire la soppressione e il livellamento delle classi" (2). Nello stesso tempo, Leone XIII imponeva ai cattolici un programma di azione, il solo capace di ricondurre e di mantenere la società sulle sue secolari basi cristiane. Ora, che cos'hanno fatto i capi del Sillon? Non hanno soltanto adottato un programma e un insegnamento diversi da quelli di Leone XIII (il che sarebbe già di per sé singolarmente temerario da parte di laici, che così si pongono come direttori dell'attività sociale della Chiesa, in concorrenza con il Sommo Pontefice); ma hanno apertamente rigettato il programma tracciato da Leone XIII e ne hanno adottato uno diametralmente opposto; inoltre, respingono la dottrina sui princìpi essenziali della società, richiamata da Leone XIII, situano l'autorità nel popolo oppure quasi la sopprimono e assumono come ideale da realizzare il livellamento delle classi. Vanno dunque in senso contrario rispetto alla dottrina cattolica, nella direzione di un ideale condannato. [10] Sappiamo bene che si vantano di rialzare la dignità umana e la condizione troppo disprezzata delle classi lavoratrici, di rendere giuste e perfette le leggi sul lavoro e le relazioni fra il capitale e i salariati, insomma di far regnare sulla terra una migliore giustizia e una maggiore carità e, per mezzo di movimenti sociali profondi e fecondi, di promuovere nell'umanità un progresso inatteso. Da parte nostra non biasimiamo certamente questi sforzi, che sarebbero eccellenti da ogni punto di vista, se i membri del Sillon non dimenticassero che il progresso di un essere consiste nel rafforzare le proprie facoltà naturali con nuove energie e nel facilitare il gioco della loro attività nel quadro e conformemente alle leggi della sua costituzione, e che, per contro, ferendo i suoi organi essenziali, spezzando il quadro della loro attività, non si spinge l'essere verso il progresso, ma verso la morte. Tuttavia è proprio questo che vogliono fare della società umana; il loro sogno consiste nel cambiare le sue basi naturali e tradizionali, e nel promettere una città futura edificata su altri princìpi, che osano dichiarare più fecondi, più benefici dei princìpi sui quali si basa la città cristiana attuale. [11] No, Venerabili Fratelli - bisogna ricordarlo energicamente in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale, in cui ciascuno si atteggia a dottore e legislatore -, non si costruirà la città diversamente da come Dio l'ha costruita; non si edificherà la società, se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori; no, la civiltà non è più da inventare, né la città nuova da costruire sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste; è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Si tratta unicamente d'instaurarla e di restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini contro gli attacchi sempre rinascenti della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà: "omnia instaurare in Christo" (3). [12] E perché non ci si accusi di giudicare troppo sommariamente e con un rigore non giustificato le teorie sociali del Sillon, vogliamo richiamarne i punti essenziali. [La rappresentazione utopistica della democratizzazione dell'ordine politico, economico e morale] [13] Il Sillon ha la nobile preoccupazione per la dignità umana. Tuttavia questa dignità l'intende come certi filosofi di cui la Chiesa è ben lungi dal doversi vantare. Il primo elemento di questa dignità è la libertà, intesa nel senso che, salvo in materia di religione, ogni uomo è autonomo. Da questo principio fondamentale trae le seguenti conclusioni: Oggi il popolo è sotto la tutela di un'autorità da esso distinta; deve liberarsene: emancipazione politica. E' sotto la dipendenza di padroni, che, possedendo i suoi strumenti di lavoro, lo sfruttano, lo opprimono, e lo abbassano; deve scuotere il loro giogo: emancipazione economica. Infine, è dominato da una casta detta dirigente, alla quale il suo sviluppo intellettuale assicura una preponderanza indebita nella direzione degli affari; deve sottrarsi al suo dominio: emancipazione intellettuale. Il livellamento delle condizioni da questo triplice punto di vista stabilirà fra gli uomini l'uguaglianza, e questa uguaglianza è la vera giustizia umana. Un'organizzazione politica e sociale fondata su questa duplice base, la libertà e l'uguaglianza (alle quali presto verrà ad aggiungersi la fraternità) è quanto chiamano Democrazia. [14] Tuttavia, la libertà e l'uguaglianza ne costituiscono solo il lato, per così dire, negativo. Quanto fa propriamente e positivamente la Democrazia è la maggiore partecipazione possibile di ciascuno al governo della cosa pubblica. E questo comprende un triplice elemento, politico, economico e morale. [15] In primo luogo, in politica, il Sillon non abolisce l'autorità; al contrario, la giudica necessaria; ma vuole suddividerla, o, per meglio dire, moltiplicarla in modo tale che ogni cittadino divenga una specie di re. E' vero che l'autorità deriva da Dio, ma risiede primariamente nel popolo e ne emana attraverso l'elezione o, meglio ancora, la selezione, senza per questo lasciare il popolo e diventare indipendente da esso; sarà esteriore, ma soltanto in apparenza; in realtà sarà interiore, perché si tratterà di un'autorità consentita. [16] Conservate le proporzioni, sarà lo stesso nell'ordine economico. Sottratto a una classe particolare, il padronato sarà tanto ben moltiplicato, che ogni operaio diventerà una specie di padrone. La forma chiamata a realizzare questo ideale economico non è, si afferma, quella del socialismo; si tratta di un sistema di cooperative sufficientemente moltiplicate da provocare una concorrenza feconda e da salvaguardare l'indipendenza degli operai, che non saranno incatenati a nessuna di esse. [17] vediamo adesso l'elemento capitale, l'elemento morale. Dal momento che, come si è visto, l'autorità è ridottissima, occorre un'altra forza per supplirla e per opporre una reazione duratura all'egoismo individuale. Questo nuovo principio, questa forza, è l'amore dell'interesse professionale e dell'interesse pubblico, cioè del fine stesso della professione e della società. Immaginate una società in cui, nell'anima di ciascuno, insieme all'amore innato del bene individuale e di quello familiare, regnasse l'amore del bene professionale e del bene pubblico; dove, nella coscienza di ciascuno, questi amori si subordinassero in modo tale che il bene superiore primeggiasse sempre sul bene inferiore; una tale società non potrebbe quasi fare a meno dell'autorità, e non offrirebbe l'ideale della dignità umana, avendo ogni cittadino un'anima da re, e ogni operaio un'anima da padrone? Il cuore umano, sottratto alla stretta dei suoi interessi privati ed elevato fino agli interessi della sua professione e, più in alto, fino a quelli dell'intera nazione, e, più in alto ancora, fino a quelli dell'umanità (infatti l'orizzonte del Sillon non si ferma alle frontiere della patria, si estende a tutti gli uomini fino ai confini del mondo), allargato dall'amore per il bene comune, abbraccerebbe tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Ecco quindi la grandezza e l'ideale nobiltà umana realizzate dalla celebre trilogia: Libertà, Uguaglianza, Fraternità. [18] Orbene, questi tre elementi, politico, economico e morale, sono l'uno subordinato all'altro, e il principale, l'abbiamo detto, è l'elemento morale. Infatti, nessuna democrazia politica è realizzabile se non ha punti d'attacco profondi nella democrazia economica. A loro volta, né l'una né l'altra sono possibili se non si radicano in uno stato d'animo in cui la coscienza si trova investita di responsabilità e di energie morali proporzionate. Ma, supposto che questo stato d'animo sia costituito di responsabilità cosciente e di forze morali , la democrazia economica ne deriverà naturalmente con la traduzione in atti di questa coscienza e di queste energie; ugualmente, e con lo stesso sistema, dal regime corporativo uscirà la democrazia politica; e la democrazia politica ed economica, questa sostenendo l'altra, si troveranno fissate nella coscienza stessa del popolo su posizioni inattaccabili. [19] Questa è, in sintesi, la teoria, si potrebbe dire il sogno, del Sillon, e a questo tende il suo insegnamento e quanto esso chiama l'educazione democratica del popolo, cioè il portare al grado massimo la coscienza e la responsabilità civica di ciascuno, da cui deriverà la democrazia economica e politica, e il regno della giustizia, della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità. [20] Questa rapida esposizione, Venerabili Fratelli, vi mostra già con chiarezza quanto avessimo ragione dicendo che il Sillon oppone dottrina a dottrina, edifica la sua città su una teoria contraria alla verità cattolica e falsifica le nozioni essenziali e fondamentali che regolino i rapporti sociali in ogni società umana. Questa opposizione diventerà ancora più evidente sulla base delle considerazioni seguenti. [L'autorità politica non è delegata dal popolo] [21] Il Sillon situa in primo luogo la pubblica autorità nel popolo, da cui passa poi ai governanti, ma in modo tale che continua a risiedere in esso. Orbene, Leone XIII ha formalmente condannato questa dottrina nella sua Enciclica Diuturnum illud sul Principato politico, in cui dice "Un gran numero di moderni, seguendo le orme di quanti, nel secolo scorso, si diedero il nome di filosofi, dichiarano che ogni potere deriva dal popolo; di conseguenza, quanti esercitano il potere nella società, non lo esercitano come di loro propria autorità, ma come un'autorità a essi delegata dal popolo e a condizione di poter essere revocata dalla volontà del popolo, da cui l'hanno. Del tutto opposta è la convinzione dei cattolici, che fanno derivare da Dio, come dal suo principio naturale e necessario, il diritto di comandare" (4). Indubbiamente il Sillon fa discendere da Dio questa autorità che situa anzitutto nel popolo, ma in modo tale che "essa risale dal basso per andare in alto, mentre, nell'organizzazione della Chiesa, il potere discende dall'alto per diffondersi in basso" (5). Tuttavia, oltre il fatto che è cosa anormale che il mandato salga, perché è per sua natura discendente, Leone XIII ha confutato previamente questo tentativo di conciliare la dottrina cattolica con l'errore del filosofismo. Infatti, prosegue: "È importante sottolinearlo qui; quanti presiedono al governo della cosa pubblica possono certamente, in determinati casi, essere eletti dalla volontà e dal giudizio della moltitudine , senza che ciò ripugni o si opponga alla dottrina cattolica. Tuttavia, se questa scelta designa il governante, non gli conferisce l'autorità di governare; non delega il potere, ma designa la persona che ne sarà investita" (6). [22] D'altronde, se il popolo resta detentore del potere, che cosa diventa l'autorità? Un'ombra, un mito; non vi è più legge propriamente detta e non vi è più ubbidienza. Il Sillon lo ha riconosciuto; infatti, poiché pretende, in nome della dignità umana, la triplice emancipazione politica, economica e intellettuale, la città futura per cui esso lavora non avrà più né padroni né servitori; i suoi cittadini saranno tutti liberi, tutti compagni, tutti re. Un ordine, un precetto, sarebbe un attentato alla libertà; la subordinazione a una qualsiasi superiorità sarebbe una diminuzione dell'uomo, l'ubbidienza uno svilimento. La dottrina tradizionale della Chiesa, Venerabili Fratelli, ci presenta così le relazioni sociali nella città, anche la più perfetta possibile? Ogni società di creature indipendenti e disuguali per natura non ha forse bisogno di un'autorità che diriga la loro attività verso il bene comune e che imponga la sua legge? E, se nella società si trovano esseri perversi (e ve ne saranno sempre), l'autorità non dovrà essere tanto più forte quanto più minaccioso sarà l'egoismo dei cattivi? Inoltre, si può dire che un'ombra di ragione che vi è incompatibilità fra l'autorità e la libertà, a meno d'ingannarsi pesantemente sul concetto di libertà? Si può insegnare che l'ubbidienza è contraria alla dignità umana e che l'ideale consisterebbe nel sostituirla con "l'autorità consentita"? Forse l'apostolo San Paolo non aveva presente la società umana in tutte le sue possibili tappe, quando prescriveva ai fedeli di essere sottomessi ad ogni autorità? Forse l'ubbidienza agli uomini in quanto legittimi rappresentanti di Dio, cioè, in fin dei conti, l'ubbidienza a Dio abbassa l'uomo, e lo degrada al di sotto di sé stesso? Forse lo stato religioso fondato sull'ubbidienza sarebbe contrario all'ideale della natura umana? Forse i Santi, che sono stati gli uomini più ubbidienti, erano schiavi e degenerati? Infine, forse si può immaginare uno stato sociale in cui Gesù Cristo, tornato sulla terra, non darebbe più l'esempio dell'ubbidienza e non direbbe più: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio"? (7). [L'uguaglianza formale può far ammettere la democrazia solo come legittima forma di governo] [23] Dunque il Sillon, che insegna tali dottrine e le mette in pratica nella sua vita interna, semina fra la vostra gioventù cattolica nozioni erronee e funeste sull'autorità, sulla libertà e sull'ubbidienza. Non diversamente accade per la giustizia e l'uguaglianza. Dice di lavorare alla realizzazione di un'era di uguaglianza, che perciò stesso sarebbe un'era di migliore giustizia. Quindi, per esso, ogni disuguaglianza di condizione costituisce un'ingiustizia, o, almeno, una giustizia minore! Si tratta di un principio assolutamente contrario alla natura delle cose, generatore di invidia e d'ingiustizia e sovvertitore di ogni ordine sociale. Così solamente la democrazia inaugurerà il regno della giustizia perfetta! Non si tratta di un torto fatto alle altre forme di governo, che vengono in tal modo svilite la livello di governo di ripiego impotenti? D'altra parte il Sillon contrasta anche su questo punto con l'insegnamento di Leone XIII. Avrebbe potuto leggere, nella già citata Enciclica sul Principato politico che, "fatta salva la giustizia, non è proibito ai popoli darsi il governo che meglio risponde al loro carattere o alle istituzioni e ai costumi che hanno ricevuto dai loro antenati" (8); e l'Enciclica fa riferimento alla ben nota triplice forma di governo. Quindi suppone che la giustizia sia compatibile con ciascuna di esse. E l'Enciclica sulla condizione degli operai, non afferma chiaramente la possibilità di restaurare la giustizia nelle attuali organizzazioni della società, dal momento che ne indica i mezzi? Orbene, Leone XIII intendeva indubbiamente parlare non di una giustizia qualsiasi, ma della giustizia perfetta. Perciò, insegnando che la giustizia è compatibile con le tre note forme di governo, insegnava che, da questo punto di vista, la Democrazia non gode di un privilegio speciale. I membri del Sillon, che pretendono il contrario, o rifiutano di ascoltare la Chiesa, oppure si formano un concetto della giustizia e dell'uguaglianza, che non è cattolico. [Fraternità solo con rapporto all'amore cristiano] [24] Lo stesso accade per la nozione di fraternità, di cui stabiliscono la base nell'amore degli interessi comuni, oppure, al di la di tutte le filosofie e di tutte le religioni, nella semplice nozione di umanità, comprendendo così nello stesso amore e in un'eguale tolleranza tutti gli uomini con tutte le loro miserie, tanto intellettuali e morali quanto fisiche e temporali. Orbene, la dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l'errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale. Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell'amore per il prossimo si trova nell'amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l'umana famiglia, e nell'amore di Gesù Cristo, di cui siamo le membra al punto che consolare un infelice equivale a far bene a Gesù Cristo stesso. Ogni altro amore è illusione o sentimento sterile e passeggero. Certamente, l'esperienza umana sta a provare, nelle società pagane o laiche di tutti i tempi, che in certi momenti la considerazione dei comuni interessi o della naturale somiglianza è di scarsissimo peso di fronte alle passioni e agli affetti disordinati del cuore. No, Venerabili Fratelli, non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana, che per amore di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, abbraccia tutti gli uomini per confortarli tutti e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste. Separando la fraternità della carità cristiana intesa in tal modo, la Democrazia, lungi dall'essere un progresso, costituirebbe un disastroso regresso per la civiltà. Infatti, se si vuol arrivare, e noi lo desideriamo con tutta l'anima nostra, alla maggior quantità di benessere possibile per la società e per ciascuno dei suoi membri, per mezzo della fraternità, oppure, come ancora si dice, per mezzo della solidarietà universale, sono necessarie l'unione degli spiriti nella verità, l'unione delle volontà nella morale, l'unione dei cuori nell'amore di Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo. Orbene, questa unione è realizzabile soltanto per mezzo della carità cattolica, la quale solamente, di conseguenza, può condurre i popoli sul cammino del progresso, verso l'ideale della civiltà. [La dignità umana può essere concepita solo come una libertà nel quadro di una morale] [25] Infine il Sillon pone, alla base di tutte le falsificazioni delle nozioni sociali fondamentali, un'idea falsa della dignità umana. A suo avviso, l'uomo sarà veramente uomo, degno di questo nome, soltanto a partire dal giorno in cui avrà acquisito una coscienza illuminata, forte, indipendente, autonoma, che può fare a meno di un padrone, che ubbidisce solo a sé stessa ed è capace di assumere e di portare senza cedere le più gravi responsabilità. Ecco i paroloni con cui si esalta il sentimento dell'orgoglio umano; come un sogno che trascina l'uomo, senza luce, senza guida e senza soccorso, sulla via dell'illusione, dove, aspettando il gran giorno della piena coscienza, sarà divorato dall'errore e dalle passioni. E questo gran giorno, quando verrà? A meno di cambiare la natura umana (il che non rientra nel potere del Sillon), verrà mai? E i Santi, che hanno portato la dignità umana al suo apogeo, avevano tale dignità? E gli umili della terra, che non possono salire tanto in alto e si accontentano di tracciare modestamente il loro solco nel ruolo che la Provvidenza ha loro assegnato, compiendo con energia i loro doveri nell'umiltà, nell'ubbidienza e nella pazienza cristiana, non sarebbero degni del nome di uomini, proprio loro che il Signore sottrarrà un giorno alla loro condizione oscura, per insediarli nel cielo fra i principi del suo popolo? [II. Presa di posizione sulla prassi del membri del Sillon] [26] Interrompiamo qui le nostre riflessioni sugli errori del Sillon. Non abbiamo la pretesa di esaurire l'argomento, perché vi sarebbe ancora da attirare la vostra attenzione su altri punti, ugualmente falsi e pericolosi, per esempio sul modo di comprendere il potere coercitivo della Chiesa. Adesso è importante vedere l'influenza di questi errori sulla condotta pratica del Sillon e sulla sua azione sociale. [Cameratismo senza autorità] [27] Le dottrine del Sillon non restano nel campo dell'astrazione filosofica. Vengono insegnate alla gioventù cattolica, e, ancor di più, si prova a viverle. Il Sillon si considera il nucleo della città futura; perciò la rispecchia il più fedelmente possibile. Infatti, nel Sillon non vi è gerarchia. L'élite che lo dirige si è staccata dalla massa in modo selettivo, ossia imponendosi per la sua autorità morale e per le sue virtù. Vi si entra liberamente, come liberamente se ne esce. Gli studi vi si fanno senza maestro, al massimo con un consigliere. I circoli di studio sono autentiche cooperative intellettuali, nelle quali ciascuno è insieme maestro e alunno. Fra i membri regna il cameratismo più assoluto, che mette in totale contatto le loro anime; ne deriva l'anima comune del Sillon. E' stato definito "un'amicizia". Anche il sacerdote, quando vi entra, abbassa l'eminente dignità del suo sacerdozio e, con una stranissima inversione dei ruoli, si fa alunno, si mete al livello dei suoi giovani amici ed è solamente un compagno. [28] In queste abitudini democratiche e nelle teorie sulla città ideale che le ispirano, riconoscerete, Venerabili Fratelli, la causa segreta delle mancanze disciplinari, che avete dovuto tanto spesso rimproverare al Sillon. Non è sorprendente che non troviate nei capi e nei loro compagni formati in questo modo, anche se seminaristi o sacerdoti, il rispetto, la docilità e l'ubbidienza dovuti alle vostre persone e alla vostra autorità; che avvertiate da parte loro una sorda opposizione, e che abbiate il dispiacere di vederli sottrarsi completamente, oppure, costretti all'ubbidienza, dedicarsi con disgusto a opere estranee al Sillon. Voi siete il passato; essi sono i pionieri della civiltà futura. Voi rappresentate la gerarchia, le disuguaglianze sociali, l'autorità e l'ubbidienza: istituzioni invecchiate, di fronte alle quali le loro anime, conquistate da un altro ideale, non si possono più piegare. Su questo stato d'animo abbiamo la testimonianza di fatti dolorosi, capaci di strappare le lacrime; e non possiamo, nonostante la nostra longanimità, sottrarci a un giusto sentimento d'indignazione. Davvero! S'ispira alla vostra gioventù cattolica la sfiducia verso la Chiesa, che ne è madre; si insegna ad essa che, dopo diciannove secoli, non è ancora riuscita a costruire nel mondo la civiltà sulle sue vere basi; che non ha capito le nozioni sociali dell'autorità, della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità e della dignità umana; che i grandi vescovi e i grandi monarchi, che hanno creato e tanto gloriosamente governato la Francia, non hanno saputo dare al loro popolo né la vera giustizia, né la vera felicità, perché non possedevano l'ideale del Sillon! [29] Il soffio della Rivoluzione è passato su ciò, e possiamo concludere che, se le dottrine sociali del Sillon sono erronee, il suo spirito è pericoloso e funesta la sua educazione. [La falsa connessione fra cattolicesimo e democrazia] [30] Ma allora, che cosa dobbiamo pensare della sua azione nella Chiesa, di esso, il cui cattolicesimo è tanto puntiglioso che, quasi quasi, a meno di abbracciare la sua causa, si sarebbe ai suoi occhi un nemico interno del cattolicesimo e non si capirebbe niente del Vangelo e di Gesù Cristo? Crediamo opportuno insistere su questo problema, perché proprio il suo ardore cattolico ha ottenuto al Sillon, fino a questi ultimi tempi, incoraggiamenti preziosi e illustri sostegni. Ebbene, di fronte alle parole e ai fatti, siamo costretti a dire che il Sillon, tanto nella sua azione quanto nella sua dottrina, non soddisfa la Chiesa. [31] In primo luogo, il suo cattolicesimo si accorda soltanto con la forma del governo democratico, che giudica essere la più favorevole alla Chiesa, e, per così dire, confondersi con essa; perciò assoggetta la sua religione a un partito politico. Non siamo tenuti a dimostrare che l'avvento della democrazia universale non riguarda l'azione della Chiesa nel mondo; abbiamo già ricordato che la Chiesa ha sempre lasciato alle nazioni il compito di darsi il governo che ritengono più vantaggioso per i loro interessi. Ciò che vogliamo affermare ancora una volta dopo il nostro predecessore, è che vi è errore e pericolo nell'asservire per principio il cattolicesimo a una forma di governo; errore e pericolo che sono molto più grandi quando si fa la sintesi della religione con un genere di democrazia le cui dottrine sono erronee. E' proprio il caso del Sillon; che, di fatto, e per una forma politica speciale, compromettendo la Chiesa, divide i cattolici, strappa la gioventù e anche sacerdoti e seminaristi all'azione semplicemente cattolica, e disperde, in pura perdita, le forze vive di una parte della nazione. [Cosmopolitismo neutrale sul piano culturale e politico] [32] Osservate poi, Venerabili Fratelli, una stupefacente contraddizione. Proprio perché la religione deve dominare su tutti i partiti, invocando questo principio il Sillon si esime dal difendere la Chiesa attaccata. Certamente la Chiesa non è scesa nell'arena politica; la vi si è trascinata per mutilarla e per spogliarla. Il dovere di ogni cattolico non è dunque di usare le armi politiche che ha in mano per difenderla, e anche per forzare la politica e restare nel suo ambito e a occuparsi della Chiesa soltanto per renderle quanto le è dovuto? Ebbene, si ha spesso il dolore di vedere, di fronte alla Chiesa in tal modo violenta, i membri del Sillon incrociare le braccia, a meno che non trovino il loro interesse nel difenderla; li si vede enunciare o sostenere un programma che in nessun punto, né ad alcun grado, rivela il cattolico. Il che non impedisce che gli stessi uomini, in piena lotta politica, sotto il colpo di una provocazione, dichiarino pubblicamente la loro fede. Quindi non resta altro da dire che vi sono due uomini in ogni membro del Sillon: l'individuo, che è cattolico; il membro del Sillon, l'uomo di azione, che è neutrale. [33] Vi fu un tempo in cui il Sillon, in quanto tale, era formalmente cattolico. Relativamente alla forza morale, ne conosceva soltanto una, la forza cattolica, e andava proclamando che la democrazia sarebbe stata cattolica oppure non sarebbe stata. Venne un momento in cui cambiò parere. Lasciò a ciascuno la sua religione o la sua filosofia. Smise pure di qualificarsi cattolico e, alla formula: "la democrazia sarà cattolica", sostituì quell'altra: "la democrazia non sarà anticattolica", non più d'altronde che antiebraica o antibuddista. Fu l'epoca del più grande Sillon. Si chiamarono alla costruzione della città futura tutti gli operai di tutte le religioni e di tutte le sette. Si chiese loro unicamente di abbracciare lo stesso ideale sociale, di rispettare tutte le credenze e di portare un certo sostegno di forze morali. Certo, si proclamava, "i capi del Sillon mettono la loro fede religiosa al di sopra di tutto. Ma possono togliere agli altri il diritto di attingere la loro energia morale là dove possono? Al contrario, essi vogliono che gli altri rispettino il loro diritto di attingerla nella fede cattolica. Essi chiedono dunque a tutti quanti vogliono trasformare la società attuale nel senso della democrazia i non respingersi reciprocamente a causa delle convinzioni filosofiche o religiose che possono separarli, ma di camminare mano nella mano, non rinunciando alle loro convinzioni, ma cercando di fare sul terreno delle realtà pratiche la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali. Forse su questo terreno dell'emulazione fra anime legate a differenti convinzioni religiose o filosofiche potrà realizzarsi l'unione" (9). E nello stesso tempo si dichiarò (come lo si poteva realizzare?) che il piccolo Sillon cattolico sarebbe stato l'anima gemella del grande Sillon cosmopolita. [34] Di recente è scomparso il nome più grande Sillon, ed è comparsa una nuova organizzazione, senza modificare, anzi tutt'altro, lo spirito e la sostanza delle cose "per mettere ordine nel lavoro e per organizzare le diverse forze operative. Il Sillon resta sempre un'anima, uno spirito, che si mescolerà ai gruppi e ispirerà la loro attività". E tutti i raggruppamenti nuovi, divenuti apparentemente autonomi: cattolici, protestanti, liberi pensatori, sono pregati di mettersi all'opera. "I compagni cattolici lavoreranno fra loro in un'organizzazione speciale per istruirsi ed educarsi. I democratici protestanti e liberi pensatori faranno altrettanto da parte loro. Tutti, cattolici, protestanti e liberi pensatori avranno a cuore di armare la gioventù non per una lotta fratricida, ma per una generosa emulazione sul terreno delle virtù sociali e civiche" (10). [35] Queste dichiarazioni e questa nuova organizzazione dell'azione del Sillon richiedono riflessioni assai gravi. [36] Ecco, fondata da cattolici, un'associazione interconfessionale, per lavorare alla riforma della civiltà, opera in primo luogo religiosa: infatti non esiste vera civiltà senza civiltà morale, e nessuna civiltà morale senza la vera religione: è una verità dimostrata, si tratta di un fatto storico. E i nuovi membri del Sillon non potranno addurre a pretesto che lavoreranno soltanto "sul terreno delle realtà pratiche" dove non ha importanza la diversità delle credenze. Il loro capo sente tanto bene l'influenza delle convinzioni dello spirito sul risultato dell'azione, che li invita, a qualsiasi religione essi appartengano, a "dare, sul terreno delle realtà pratiche, la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali". E a ragione, perché le realizzazioni pratiche rivestono il carattere delle convinzioni religiose, come le membra di un corpo, fino alle ultime estremità, ricevono la forma dal principio vitale che lo anima. [Organizzazioni che riuniranno tutte le religioni sulla base di una religione universale?] [37] Detto questo, che cosa bisogna pensare della promiscuità in cui si troveranno coinvolti i giovani cattolici con eterodossi e con non credenti di ogni genere, in un'opera di questa natura? Per loro, non è mille volte più pericolosa di un'associazione neutrale? Che cosa dobbiamo pensare di questo appello a tutti gli eterodossi e a tutti i non credenti a provare l'eccellenza delle loro convinzioni sul terreno sociale, in uno speciale concorso apologetico, come se questo concorso non durasse da diciannove secoli, in condizioni meno pericolose per l fede dei fedeli e del tutto onorevoli per la Chiesa cattolica? Che cosa dobbiamo pensare di questo rispetto per tutti gli errori e della strana esortazione, fatta da un cattolico a tutti i dissidenti, a fortificare le loro convinzioni con lo studio e a farne sorgenti sempre più abbondanti di forze nuove? Che cosa dobbiamo pensare di un'associazione in cui tutte le religioni e perfino il "libero pensiero" possono manifestarsi apertamente, a loro piacimento? Infatti, i membri del Sillon che nelle conferenze pubbliche e altrove proclamano con fierezza la loro fede individuale, non hanno certamente intenzione di chiudere la bocca agli altri e d'impedire al protestante di affermare il suo protestantesimo e allo scettico il suo scetticismo. Infine, che cosa pensare di un cattolico che, entrando nel suo circolo di studio, lascia il suo cattolicesimo fuori dalla porta, per non spaventare i suoi compagni che "sognando un'azione sociale disinteressata, si rifiutano di farla servire al trionfo di interessi, di faziosità oppure di convinzioni, qualunque esse siano"? Tale è la professione di fede del nuovo comitato democratico di azione sociale, che ha ereditato la maggior parte del ruolo dell'organizzazione precedente, e che, esso stesso dice, "rompendo l'equivoco costruito intorno al più grande Sillon, tanto negli ambienti reazionari che negli ambienti anticlericali", è aperto a tutti gli uomini "rispettosi delle forze morali e religiose e convinti che non è possibile alcuna autentica emancipazione sociale senza il fermento di un generoso idealismo". [38] Si, ahimé!, l'equivoco è rotto; l'azione sociale del Sillon non è più cattolica; il membro del Sillon, in quanto tale, non lavora per una fazione, e "la Chiesa - afferma - non saprebbe a nessun titolo beneficiare delle simpatie che la sua azione potrebbe suscitare". Insinuazione davvero strana! Si teme che la Chiesa approfitti dell'azione sociale del Sillon con uno scopo egoistico e interessato, come se tutto quanto favorisce la Chiesa non favorisse l'umanità! Strano capovolgimento delle idee: la beneficiaria dell'azione sociale sarebbe la Chiesa, come se i più grandi economisti non avessero riconosciuto e dimostrato che l'azione sociale, per essere seria e feconda, deve beneficiare della Chiesa. Ma sono ancor più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristante, l'audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, "il regno della giustizia e dell'amore", con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese "dove possono". Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche. Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa. Si tratterà di un'agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. Sì, davvero si può dire che il Sillon scorta il socialismo, con l'occhio fisso su una chimera. [39] Temiamo che vi sia ancora di peggio. Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest'azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione (siccome il movimento del Sillon, i capi l'anno detto, è una religione) più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel "regno di Dio". - "Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l'umanità". [40] E ora, pervasi dalla più viva tristezza, ci domandiamo, Venerabili Fratelli, che cos'è diventato il cattolicesimo del Sillon. Ahimé!, esso che, in altri tempidava tanto belle speranze, una tale fiume limpido e impetuoso è stato captato, nel suo corso, dai moderni nemici della Chiesa e d'ora innanzi forma solo un misero affluente del grande movimento di apostasia , organizzato, in tutti i paesi, per l'instaurazione di una Chiesa universale, che non avrà né dogmi, né gerarchia, né regole per lo spirito, né freno per le passioni, e che, con il pretesto della libertà e della dignità umana, ristabilirebbe nel mondo, qualora potesse trionfare, il regno legale dell'astuzia e della forza, e l'oppressione dei deboli, di quelli che soffrono e che lavorano. [III. Giudizio complessivo ed esortazioni] [Illuminismo e spirito della Rivoluzione] [41] Conosciamo fin troppo le cupe officine, in cui si elaborano queste dottrine deleterie, che non dovrebbero sedurre spiriti chiaroveggenti. I capi del Sillon non hanno potuto difendersene; l'esaltazione dei loro sentimenti, la cieca bontà del loro cuore, il loro misticismo filosofico, mescolato con una componente illuministica, li hanno trascinati verso un nuovo vangelo, nel quale hanno creduto di vedere il vero Vangelo del Salvatore, al punto che osano trattare Nostro Signore gesù Cristo con una familiarità assolutamente irrispettosa e che, poiché il loro ideale è imparentato con quello della Rivoluzione, non temono di fare collegamenti blasfemi fra il Vangelo e la Rivoluzione, che non hanno la scusa di essere sfuggiti a qualche tumultuosa improvvisazione. [Vangelo e società idealizzata] [42] Vogliamo attirare la vostra attenzione, Venerabili Fratelli, su questa deformazione del Vangelo e del carattere sacro di Nostro Signore Gesù Cristo, Dio e Uomo, praticata nel Sillon e altrove. In altri ambienti è di moda, quando si tocca la questione sociale, mettere anzitutto da parte la Divinità di Gesù Cristo, e poi parlare soltanto della sua sovrana mansuetudine, della sua compassione per tutte le miserie umane, delle sue pressanti esortazioni all'amore del prossimo e alla fraternità. Certo, Gesù ci ha amati di un amore immenso, infinito, ed è venuto sulla terra a soffrire e a morire affinché, riuniti attorno a Lui nella giustizia e nell'amore, animati dai medesimi sentimenti di carità reciproca, tutti gli uomini vivano nella pace e nella felicità. Ma, per la realizzazione di questa felicità temporale ed eterna, Egli ha posto, con un'autorità sovrana, la condizione che si faccia parte del suo gregge, che si accetti la sua dottrina, che si pratichi la virtù e che ci si lasci ammaestrare e guidare da Pietro e dai suoi successori. Inoltre, se Gesù è stato buono con gli smarriti e con i peccatori, non ha rispettato le loro convinzioni erronee, per quanto sincere sembrassero; li ha tutti amati per istruirli, per convertirli e per salvarli. Se ha chiamato a Sé, per consolarli, quanti piangono e soffrono, non è stato per predicare loro l'invidia di un'uguaglianza chimerica. Se ha sollevato gli umili, non è stato per ispirare loro il sentimento di una dignità indipendente e ribelle all'ubbidienza. Se il suo Cuore traboccava di mansuetudine per le anime di buona volontà, ha saputo ugualmente armarsi di una santa indignazione contro i profanatori della casa di Dio, contro i miserabili che scandalizzano i piccoli, contro le autorità che opprimono il popolo sotto il carico di pesanti fardelli, senza muovere un dito per sollevarli. Egli è stato tanto forte quanto dolce; ha rimproverato, minacciato, castigato, sapendo e insegnandoci che spesso il timore è l'inizio della saggezza e che a volte conviene tagliare un membro per salvare il corpo. Infine, non ha annunciato per la società futura il regno di una felicità ideale, da cui sarebbe bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e i suoi esempi, ha tracciato il cammino della felicità possibile sulla terra e della felicità perfetta in Cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che si avrebbe torto ad applicare soltanto alla vita individuale in vista della salvezza eterna; sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Nostro Signore Gesù Cristo una realtà ben diversa da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità. [Il fondamento per la soluzione della questione sociale: l'adempimento dei doveri sociali e la giusta organizzazione della società secondo prospettive realistiche] [43] Da parte vostra, Venerabili Fratelli, continuate attivamente l'opera del Salvatore degli uomini, con l'imitazione della sua dolcezza e della sua forza. Siate attenti a tutte le miserie; nessun dolore sfugga alla vostra sollecitudine pastorale, nessun lamento vi trovi indifferenti. Ma predicate anche coraggiosamente i loro doveri ai grandi e ai piccoli; spetta a voi formare la coscienza del popolo e dei pubblici poteri. La questione sociale sarà decisamente prossima alla soluzione quando gli uni e gli altri, meno esigenti sui loro reciproci diritti, compiranno più precisamente i loro doveri. [44] Inoltre, come nel conflitto degli interessi, e soprattutto nella lotta con forze disoneste, la virtù di un uomo, la sua stessa santità non è sempre sufficiente per garantirgli il pane quotidiano, e i meccanismi sociali dovrebbero essere organizzati in modo tale che, con la loro attività naturale, paralizzino gli sforzi dei cattivi e rendano accessibile a ogni buona volontà la sua parte legittima di felicità temporale, desideriamo vivamente che prendiate una parte attiva nell'organizzazione della società a questo fine. Per questo scopo poi, mentre i vostri sacerdoti si dedicheranno con ardore al lavoro della santificazione delle anime, della difesa della Chiesa, e alle opere di carità propriamente dette, voi ne sceglierete alcuni, attivi e di spirito prudente, dotati della qualifica di dottore in filosofia e in teologia, e che possiedano perfettamente la storia della civiltà antica e moderna, e li applicherete agli studi meno elevati e più pratici della scienza sociale, per metterli, a tempo opportuno, alla testa delle vostre opere di azione cattolica. Tuttavia questi sacerdoti non si facciano deviare, nel dedalo delle opinioni contemporanee, dal miraggio di una falsa democrazia; non prendano a prestito della retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo un linguaggio enfatico, pieno di promesse tanto sonore quanto irrealizzabili. Abbiamo la convinzione che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, felicemente concertati, hanno suscitato a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che non ha mai tradito la felicità del popolo con alleanze compromissorie, non deve distaccarsi dal passato e che le basta riprendere con la collaborazione dei veri operai della restaurazione sociale, gli organismi infranti dalla Rivoluzione e adattarli, nel medesimo spirito cristiano che li ha ispirati, al nuovo ambiente creato dall'evoluzione materiale della società contemporanea: infatti i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti. [45] A quest'opera sommamente degna del vostro zelo pastorale, desideriamo che la gioventù del Sillon, liberata dai suoi errori, lungi dal porvi ostacolo, vi apporti, nell'ordine e nella sottomissione convenienti un concorso leale ed efficace. [Orientamenti per i membri del movimento del Sillon] [46] Rivolgendoci dunque ai capi del Sillon con la fiducia di un Padre che parla ai suoi figli, chiediamo loro per il loro bene, per il bene della Chiesa e della Francia, di cedervi il loro posto. Certamente ci rendiamo conto della portata del sacrificio che sollecitiamo da loro, ma li sappiamo anche sufficientemente generosi da compierlo, e, anticipatamente, in nome del Nostro Signore Gesù Cristo, di cui siamo l'indegno rappresentante, per questo li benediciamo. Quanto ai membri del Sillon, vogliamo che si organizzino per diocesi allo scopo di lavorare, sotto la direzione dei rispettivi vescovi, alla rigenerazione cristiana e cattolica del popolo, contemporaneamente al miglioramento della sua condizione. Per il momento, questi gruppi diocesani saranno indipendenti gli uni dagli altri; e allo scopo di sottolineare che hanno rotto con gli errori del passato, prenderanno il nome di Sillon cattolici e ciascuno dei loro membri aggiungerà alla sua qualifica di "membro del Sillon" lo stesso aggettivo di cattolico. Resta indiscusso che ogni membro del Sillon cattolico conserverà la libertà di mantenere d'altra parte le sue preferenze politiche, epurate di tutto quanto no sia completamente conforme, in questa materia, alla dottrina della Chiesa. Se tuttavia, Venerabili Fratelli, dei gruppi rifiutassero di sottomettersi a queste condizioni, dovreste considerarvi, per questo, in stato di rifiuto di sottomettersi alla vostra direzione; e, allora, vi sarebbe da esaminare se essi si limitano alla politica o all'economia pura, o se perseverano nei loro vecchi sbandamenti. Nel primo caso, è chiaro che non dovreste occuparvene più che dei comuni fedeli; nel secondo, dovreste agire di conseguenza, con prudenza, ma con fermezza. I sacerdoti dovranno mantenersi completamente al di fuori dei gruppi dissidenti e si limiteranno a fornire il soccorso del santo ministero individualmente ai loro membri, applicando loro al tribunale della Penitenza le regole comuni della morale relativamente alla dottrina e alla condotta. Quanto ai gruppi cattolici, i sacerdoti e i seminaristi, pur favorendoli e assecondandoli, si asterranno dall'aderirvi come membri, perché è giusto che la milizia sacerdotale resti al di sopra delle associazioni laiche, anche le più utili e animate dallo spirito migliore. [Conclusione] [47] Tali sono le misure pratiche, con le quali abbiamo creduto necessario sanzionare questa lettera sul Sillon e sui suoi aderenti. Voglia il Signore, e noi lo preghiamo dal fondo dell'anima, far comprendere a questi uomini e a questi giovani le gravi ragioni che l'hanno dettata, dia loro la docilità del cuore, e il coraggio di provare, di fronte alla Chiesa, la sincerità del loro fervore cattolico; e ispiri a voi, Venerabili Fratelli, per loro, che ormai sono vostri, i sentimenti di un affetto assolutamente paterno. [48] In questa speranza, e per ottenere questi tanto desiderabili risultati, vi accordiamo di tutto cuore, come al vostro clero e al vostro popolo, la Benedizione Apostolica. Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 agosto 1910, nell'anno ottavo del Nostro Pontificato Note: (1) "[.] dispares tueatur ordines, sane proprios bene constitutae civitatis; eam denum humano convictui velit formam atque indolem esse, qualem Deus auctor indidit" (Leone XIII Enciclica Graves de communi [del 18-1-1901, in ASS, vol. XXXIII, p.387]) (2) "Hinc imperium penes plebem in civitate velint esse, ut, sublatis ordinum gradibus aequatisque civibus, ad bonorum etiam inter eos aequalitatem sit gressus" (ibidem): "Per questo vogliono che il potere nella città sia in mano al popolo, affinché, soppresse le classi sociali e livellati i cittadini, si apra fra loro la via anche all'uguaglianza dei beni" (3) "Instaurare tutte le cose in Cristo" (Ef. 1, 10); l'espressione paolina fu assunta da Papa san Pio X come divisa del suo pontificato. (4) "Immo recentiores perplures, eorum vestigiis ingredientes qui sibi superiore saculo philosophorum nomen inscripserunt, omnem inquiunt potestatem a populo sibi mandatam, et hac quidem lege, ut populi ipsius voluntate, a quo mandata est, revocari possit. Ab his vero dissentium catholici homines, qui jus imperandi a deo repetunt velut a naturali necessarioque principio" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, del 29-6-1881, in ASS, vol. XIV, p.4) (5) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907 (6) "Interest autem attendere hoc loco, eos, qui reipublicae praefuturi sint, posse in quibusdam causis voluntate iudicioque deligi multitudinis, non adversante neque repugnante doctrina catholica. Quo sane delectu designatur princeps, non conferuntur iura principatus: neque mandatur imperium, sed statuitur a quo sit gerendum" (Leone XIII, Enciclica Diuturnun illud, cit., pp.4-5) (7) Mt. 22,21 (8) "Quamobrem, salva iustitia, non prohibentur populi illud sibi genus comparare reipublicae, quod aut ipsorum ingenio, aut maiorum istitutis moribusque magis apte conveniat" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, cit., pp. 5) (9) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907 (10) Marc Sangnier, Parigi, maggio 1910
SAN PIO X San Pio X nella sua Lettera sul Sillon : « Non si edificherà la società diversamente da come Dio l'ha edificata ; non si edificherà la società se la Chiesa non ne pone le basi e non ne dirige i lavori ; non si deve inventare la civiltà, né si deve costruire la nuova società tra le nuvole. Essa è esistita ed esiste : è la civiltà cristiana, è la società cattolica. Non si tratta che d'instaurarla, ristabilirla incessantemente sulle sue naturali e divine fondamenta contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà : “ Omnia instaurare in Christo ” (Ef. 1,10) ».

domenica 26 marzo 2023

https://it.crc-resurrection.org/collegamenti-utili/liber-accusationis/liber-accusationis-secundus/3-legittimo-sospetto-e-sostrazione-di-obbedienza-verso-un-pontefice-perfido.html LIBER ACCUSATIONIS SECUNDUS 3. Legittimo sospetto e sostrazione di obbedienza verso un pontefice perfido CERTO, Beatissimo Padre, si potrà addurre in contrasto, non alle mie interpretazioni ma agli scritti di vostra mano dei quali ho esposto il senso ovvio, le decine e decine di omelie o di discorsi di Vostra Santità, la quale, nell'esercizio del suo ministero pastorale, ha l'abitudine di dare a ciascuno il nutrimento che attende e la bevanda di cui ha sete. Voi parlate spesso di religione, e a volte fino a parere voler condannare implicitamente quell'umanesimo per il quale militate così risolutamente e costantemente. LA PERFIDIA DEL MODERNISTA Ma nulla potrà sostituire una fede integra, una coscienza retta. Ciò che è scritto è scritto. Dal Ritiro predicato a Paolo VI, e senza ondeggiamenti !, nel 1976, fino ai colloqui con Frossard pubblicati senza obiezioni nel 1982, quest'umanesimo è vostro, voi ne fate professione pubblica, lo proponete e l'imponete contemporaneamente come Vangelo di Gesù Cristo, la verità bimillenaria - che non ci si parli dunque di evoluzione ! - e come insegnamento del Concilio, ossia di tutta la Chiesa, della quale vi fate scudo. Ora, quest'umanesimo costituisce una menzogna verso quell'Evangelo che falsificate, una contraddizione alle Scritture e alla Tradizione apostolica, soffocate dal più violento anacronismo. Costituisce nella sua stessa essenza un'empietà, un sacrilegio, una bestemmia orrenda, poiché trasferisce ad ogni uomo quella Regalità che Gesù ha rivendicato per se stesso dapprima di fronte a Caifa - perché omettete sempre di dirlo ? - di fronte agli ebrei - perché omettete di indicarli col loro nome, censurando il Vangelo ? - e infine di fronte a Pilato, il procuratore romano. Voi spogliate Cristo dei suoi ornamenti sacerdotali e regali per rivestirne l'uomo, l'uomo peccatore, l'uomo qualunque ! Voi non riconoscete a Cristo che una missione di “ profeta ”, ma di profeta del “ mistero dell'uomo ”, non del suo proprio Mistero e di quello del Padre suo ! Ma in realtà se Gesù rivendica Santità, o “ trascendenza ”, e Regalità, lo fa in virtù della sua divinità e della sua eccezionale umanità di Figlio di Dio incarnato e immolato sulla Croce per i nostri peccati. Sostituendogli l'uomo, nella vostra fede, culto e servizio, voi usurpate tutte queste perfezioni divine e questi privilegi sovrani per trasfigurarne l'uomo, che, divenuto re trascendente in virtù del vostro ministero, è fatto dio. Si tratta di un idolo, idolo del mondo moderno, è chiaro, poiché tale mondo è interamente sottomesso al potere di Satana, ma è anche il vostro idolo : vostro, del Papa ! E Gesù, in forza di un'altra vergognosa falsificazione del Vangelo, insieme alla Chiesa sua sposa casta e feconda, di quest'idolo ne sono, nel vostro sistema, Servo e serva ! Gesù sarebbe dunque venuto sulla terra unicamente ed esclusivamente per testimoniare la trascendente grandezza e la dignità regale dell'uomo ? E per lottare, lui e i suoi martiri che l'hanno seguito, secondo il suo esempio, al fine di conquistare i popoli a questa egolatria, coscientizzare le masse, insegnarle il loro valore e lanciarle nella battaglia per la loro dignità, la loro libertà e i loro diritti, contro ogni autorità politica ? E perché dunque non anche contro ogni autorità ecclesiastica, episcopale e pontificia ? Nient'altro che follìa, follìa sacrilega, anarchica. Chi pensa in questo modo, lo sottoscriva ; ne apro io il registro, e attendo... Nessuno, Beatissimo Padre, nessuno oserà compiere di fronte a Dio un simile atto d'idolatria, foss'anche per compiacervi, nel timore d'incorrere nell'eterna dannazione. Come spiegare allora il doppio registro dei vostri pensieri e discorsi, la vostra “ medesima fede in Dio e nell'uomo ” ? La spiegazione ce la dà il vostro predecessore san Pio X, denunciando la doppiezza cosciente e perversa dei modernisti, che si mantengono, usando l'artificio di una fede ortodossa e di una pietà commovente, in seno alla Chiesa, al suo stesso centro e perfino ai più alti gradi della divina gerarchia, per meglio sconvolgerla col veleno della loro spaventosa eresia : « Ed essi proseguono per la loro strada : rimproverati e condannati, continuano imperterriti, dissimulando sotto l'apparenza della sottomissione un'audacia sconfinata. Piegano ipocritamente la testa, nel mentre che con tutti i loro pensieri e con tutte le loro forze perseguono più audacemente che mai il piano tracciato » 1. Oggi, manca poco che voi abbiate ribaltato la situazione. Il modernismo è diventato papa, successore di san Pietro e Vicario di Cristo ! « Quest'atteggiamento è in loro volontario e strategico : ne è ragione il fatto che essi ritengono che bisogna stimolare l'autorità, ma non demolirla, e che si preoccupano di rimanere in seno alla Chiesa per lavorarvi e modificare poco a poco la coscienza comune : confessando per ciò stesso, ma senza accorgersene, che questa coscienza comune non sta dunque con loro, e che pretendono farsene interpreti senza averne alcun diritto » 2. E affinché ci si guardi bene dal credere che voglia attaccar briga con Vostra Santità ingiuriandolo per una parola, un'espressione o forse un tema paradossale dall'aria provocatoria più che incresciosa, faremo quello che fece san Pio X per i modernisti, senza timore di perder tempo. Scriveva egli, con trionfante lucidità : « In tutta questa esposizione della dottrina dei modernisti vi saremo sembrati, o venerabili fratelli, prolissi forse oltre il dovere. Ma è stato ciò necessario, sia per non sentirci accusare, come accade, di ignorare le loro cose, e sia perché si veda che, quando si parla di modernismo, non si parla di vaghe dottrine non unite da alcun nesso, ma di un unico corpo ben compatto, dove chi ammette una cosa, è necessario che accetti tutto il rimanente. Perciò abbiamo voluto far uso di una forma quasi didattica, né abbiamo ricusato il barbaro linguaggio di cui i modernisti fanno uso. « Ora, se con un solo sguardo abbracciamo l'intero sistema, nessuno si stupirà se noi lo definiamo la sintesi di tutte le eresie. Certo, se taluno si fosse proposto di concentrare quasi il succo e il sangue di quanti errori circa la fede furono sinora asseriti, non sarebbe mai potuto riuscire a far meglio di quanto hanno fatto i modernisti. Questi anzi tanto più oltre si spinsero che, come già osservammo, non solo hanno distrutto il cattolicesimo, ma qualunque altra religione... « Basti sin qui per conoscere per quante vie la dottrina del modernismo conduca all'ateismo e alla distruzione di ogni religione. L'errore dei protestanti diede il primo passo in questo sentiero ; il secondo è del modernismo - scriveva dunque questo santo Papa, Pio X, l'8 settembre 1907 - a breve distanza dovrà seguire l'ateismo ». 3 Questo suo avviso era ben fondato, conoscendo egli perfettamente quel sistema e la sua china. Ma era anche dotato dello spirito di profezia. Ebbene ! E' per opera del Vaticano II e di Paolo VI, è oggi per opera vostra, Beatissimo Padre, per colpa del vostro umanesimo, che la Chiesa è alla fine precipitata, nella sua “ teoria ” e “ prassi ”, nell'ateismo, un ateismo per il quale non avete mai altro che elogi. NOI ATTENDIAMO L'INFALLIBILE PRONUNCIAMENTO DELLA CHIESA Il modernismo oggi è divenuto papa. Il successore di san Pietro e Vicario di Gesù Cristo rinnova la perfidia di Caifa in vista di perpetrare, con il consenso dei principi della Chiesa e di tutto il popolo di Dio, il nuovo deicidio annunziato dalle Scritture, quello dell'uomo che detronizza Gesù Cristo nel suo tempio per stabilirsi al suo posto e ricevere le adorazioni del mondo in qualità di Dio e Salvatore. In un tale abominio di desolazione, noi non possiamo che diffidare legittimamente della vostra autorità, Beatissimo Padre, e attenerci a un atteggiamento di sottrazione di obbedienza accorta e risoluta, fino a che non vengano realizzate la Verità infallibile e la Santa Giustizia. Seguiamo l'esempio di quel misero vescovo di Poitiers di nome Ilario, di fronte al magnifico Aussenzio, vescovo di Milano città imperiale, vescovo che l'episcopato, il clero e i fedeli di tutto l'Occidente sembravano seguire devotamente. Ecco ciò che Ilario di Poitiers dichiarava nella sua Lettera contro Aussenzio, nell'anno di Grazia 364. Noi abbiamo diritto di appropriarci di questa denuncia, di quest'appello, al quale è sufficiente cambiare il nome di Aussenzio col vostro, Beatissimo Padre, e i termini di ariano e arianismo in quelli di umanista e modernismo... Infatti, ridurre il Cristo Figlio di Dio a una creatura, o far diventare l'uomo un dio, non è forse sostanzialmente la stessa apostasia ? LA PACE E L'UNITA APPARENTI DEL'ANTICRISTO « Il nome della pace è certo ammirabile, e bello è il pensiero dell'unità ! Ma chi può dubitare che esista altra pace e altra unità all'infuori di quelle della Chiesa e dei Vangeli, vale a dire quelle di Cristo ? La pace di cui ha parlato ai suoi Apostoli dopo la gloria della sua Passione e che, prima di allontanarsi, ha lasciato pegno della sua eterna presenza, questa pace, fratelli diletti, che mettiamo, per quanto sta in noi, tutte le cure a ritrovare se perduta, a restaurare se turbata, a mantenere se conquistata. Ma di questa pace né gli scandali del nostro tempo, né lo zelo dei precursori del vicino Anticristo ci hanno permesso di essere partecipi e agenti. Si fanno forti della loro pace, ma è la pace dell'unità nell'empietà loro, poiché non si comportano da vescovi di Cristo ma da ministri dell'Anticristo. « E per non essere accusato di invettive calunniose contro di loro, affinché nessuno ignori, non taceremo oltre. Esiste più di un Anticristo, l'Apostolo san Giovanni l'annunciava e noi non lo ignoriamo. Infatti chiunque nega che il Cristo è tale quale fu predicato dagli Apostoli, è Anticristo. Il nome di Anticristo giustamente lo marchia ; ed è proprio di un anticristo essere contaro il Cristo. Ed è quanto avviene ai nostri giorni : sotto la reputazione di una falsa pietà, sotto parvenza della predicazione evangelica, è a questo che si lavora ; mentre si crede che Gesù Cristo sia predicato, lo si abiura » 4. L'UMANESIMO E IL LAICISMO, SEGNI DELL'ANTICRISTO « Prima di tutto, è fin troppo normale deplorare le sciagure del nostro secolo e lamentarsi delle dottrine pazze che pretendono difendere la causa di Dio mediante vie del tutto umane, e secondo le quali ci si sforza di proteggere la Chiesa per mezzo di emprese del tutto profane. » 5 « Per colmo delle nostre sofferenze, la fede divina fa appello ai suffragi profani : il Cristo è spogliato della sua forza divina ; si ricorre al suo nome al quale ci si vuole conciliare, ma in realtà egli è schernito...» 6 NUOVO CRISTO E NUOVO PROFETA, SEGNI DEI TEMPI DELL'ANTICRISTO « Non è più permesso di ignorare quanto dirò in poche parole. La volontà onnipotente di Dio ha assegnato al tempo la sua misura ; i secoli sono contati, i Libri Santi ce lo insegnano. Bisogna dunque che si sia giunti ai giorni dell'Anticristo, i cui ministri trasformandosi, come dice l'Apostolo, in angeli di luce, cancellano nelle intelligenze e nelle coscienze Colui che è Cristo. Affinché l'errore si elevi a tale altezza, si parla della verità solo in termini ambigui ; ovunque si semina il dubbio, non v'è più unanimità, e la divisione degli spiriti rivela abbastanza la presenza dell'Anticristo. Di qui, le lotte delle opinioni ; di qui accade che, con la fede in un solo Cristo, ne se predicano due » 7. LA FALSA PREDICAZIONE DEI SACERDOTI TRAVIA L'INGENUITÀ DEI FEDELI « L'empietà di questo secolo raggiunge un tale grado di astuzia che sotto questi preti dell'Anticristo la famiglia di Cristo non è dissolta, perché il popolo crede che là dove sono le parole sia anche la fede. Si dice : “ Dio il Cristo ”, e il popolo crede alla sincerità dell'espressione. Si dice : “ Figlio di Dio ”, e il popolo crede veramente Dio colui che è nato da Dio. Si dice anche : “ prima di tutti i secoli ”, e il popolo crede che precedere tutti i secoli significhi da tutta l'eternità. Veramente l'orecchio del popolo è più santo del cuore dei preti ! » 8 GUARDATEVI DALL'ANTICRISTO : EGLI SIEDERÀ SUL TRONO DI DIO ! « Avrei voluto, fratelli miei, tenere segreto quest'odioso mistero e non rivelare nei suoi particolari la bestemmia di Aussenzio. Ma poiché questo non mi è permesso, che ciascuno di voi capisca fin dove si stendono i limiti di questo permesso. Un sentimento di pudore m'impedisce di dire di più, e non voglio d'altra parte macchiare la mia lettera con l'empietà dell'arianesimo. « Ascoltate ancora un solo consiglio : guardatevi dall'Anticristo ! Astenetevi da ogni comunione con l'eretico. Col pretesto della pace e della concordia voi andate in chiesa. Fate male ad amare tanto le mura, a rispettare la Chiesa nei suoi edifici. Potete dubitare che un giorno l'Anticristo non debba sedere in quei medesimi luoghi ? V'è più sicurezza per me in vetta ai monti e in fondo alle foreste, in riva ai laghi, nell'orrore delle prigioni e nel fondo degli abissi. E' là che lo Spirito di Dio scendeva nel cuore dei Profeti ; è là che egli animava la loro voce. Per questo, rompete ogni patto con Aussenzio, l'inviato di Satana, il nemico del Cristo, con quest'uomo che porta la desolazione nel seno della Chiesa, che nega la fede ; ogni sua professione di fede fu un tranello e non ha ingannato che per bestemmiare. « Raduni i Concili che vuole ; mi proclami eretico come già ha fatto ; sollevi contro di me l'odio e la collera dei potenti della terra : giammai egli sarà ai miei occhi altro che Satana, perché è ariano.. « La pace ? Non la cercherò se non con quelli che, scagliando l'anatema sugli ariani e in comunione col Concilio di Nicea, predicheranno che il Cristo è il vero Dio. « L'empietà di questo secolo raggiunge un tale grado di astuzia che sotto questi preti dell'Anticristo la famiglia di Cristo - Christi populus - non è dissolta » 9. L'ULTIMO RICORSO ALL'IMPERATORE, MA OGGI AL SOMMO PONTEFICE Per quanto ci riguarda, Beatissimo Padre, noi non diserteremo i nostri santuari, non abbandoneremo le nostre parrochie, non ci separeremo mai dalla Chiesa universale, abusata dai suoi Pastori di menzogne, ma ella stessa sempre fedele. Non ci rifugieremo in fitte foreste, non ci nasconderemo nelle grotte. Al contrario, vi intimeremo apertamente di dirci se siete il Vicario di Cristo Figlio di Dio, unico Salvatore, Re dei re e Signore dei signori, oppure il Principe degli anticristi, il Servitore dell'uomo che si fa dio, abominio di Satana. Per noi, non ci sarà mai comunione se non con quelli che, lanciando l'anatema con i santi Papi Pio IX e Pio X contro ogni umanesimo ateo e ogni perversità modernista, predicano il solo “ Gesù Cristo, e Gesù crocifisso ” come oggetto divino della nostra fede, del nostro culto, del nostro servizio e, se cosi vorrà, del nostro martirio. Attendendo che il vostro beneplacito promulghi le definizioni infallibili e gli anatemi che soli potranno purificare la Santa Sede e l'episcopato cattolico da tutte le eresie e ignominie che l'insozzano attualmente, noi non chiediamo ad alcun imperatore, principe, arcivescovo o vescovo, ma a voi stesso, e, in mancanza di risposta, a Cristo Onnipotente, al Creatore, Signore e Giudice sovrano dei vivi e dei morti, la libertà della fede e del culto cattolici, necessari alla salvezza delle anime e dovuti a Dio, alla Santa Vergine e ai santi : « Quelli che temono il Signore Dio e il suo divino Giudizio, quelli che non vogliono essere insozzati e nemmeno contaminati da tali esecrabili bestemmie... abbiano la reale possibilità di non avere come vescovi e sacerdoti che coloro che conservano gelosamente inviolati i legami della Carità e desiderano conservare una pace duratura in quanto pura da ogni errore. « Infatti è impossibile, e non è tollerato dalla ragione, che gli opposti si alleino, che le antitesi si accordino, che vero e falso vengano mescolati, che luce e tenebre siano confuse, che il giorno e la notte, infine, giungano a un patto » 10. COSI SIA ! (1) San Pio X, Enciclica Pascendi Dominici gregis, (8.9.1907), in Acta Apostolicae Sedis, Typogr. Poi. Vaticana, voi. XL (1907), pp. 598 ss., par. 53 ss. (2) Ibid., (3) lbid.,parr. 76-81. (4) P. TILLOY, Sant'Ilario. Un Vescovo per il nostro tempo, tr. it. Volpe, Roma 1971, pp. 167-168. (5) Ibid., (6) Ibid., p. 168. (7) Ibid., p. 169. (8) P. TILLOY, Sant'Ilario. Un Vescovo per il nostro tempo, pp. 170-171. (9) lbid.,pp. 174-176. (10) Ibid.

sabato 25 marzo 2023

L’ EUCARESTIA DI PAPA WOJTYLA L’EUCARESTIA DI PAPA WOJTYLA ERA UNA EUCARESTIA CATTOLICA ? Per dare una spiegazione della teologia di Wojtyla su questo grande sacramento bisogna leggersi un qualche suo documento in cui ce ne parla ; conoscere le sue concezioni teosofiche e poi confrontarle con la dottrina di sempre della Chiesa Cattolica Romana basata sulle Scritture, sui Padri della Chiesa e sul Magistero Petrino . Quindi vedere se abbia predicato le sue concezioni teosofiche durante il suo ministero e si sia attenuto alla dottrina di sempre della Chiesa Cattolica che è stata consegnata da Cristo agli Apostoli e a Pietro percè è suo compito tramandala intatta.. E diciamo subito che da quel che risulta dalle nostre analisi, non pare abbia predicato la dottrina cattolica, ma piuttosto sue visioni mistiche legate a una spiritualità di tipo orientale . Perché ci interessiamo di questo sacramento ? Perché lo stesso apostata Concilio Vaticano II ha proclamato, giustamente, l’eucarestia “fonte e apice di tutta la vita cristiana” «Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini».2 Perciò lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell'Altare, nel quale essa scopre la piena manifestazione del suo immenso amore. Il suo maggior documento in cui possiamo leggere tutto il suo amore nell’ eucarestia è senza dubbio “ Ecclesia de Eucarestia “ del 17 aprile 2003. In questa Lettera Enciclica c’è tutta la sua dottrina a riguardo . Nell’ introduzione al documento Wojtyliano dice “8. …Questo scenario così variegato delle mie Celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull'altare del mondo . Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla. E così Lui, il sommo ed eterno Sacerdote, entrando mediante il sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e Padre tutta la creazione redenta. Lo fa mediante il ministero sacerdotale della Chiesa, a gloria della Trinità Santissima. Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell'Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo. In questo documento è si ribadita la dottrina della transustanziazione del Concilio di Trento, anche se en passant accennata ,tanto per ribadire che sta nella tradizione e dottrina di sempre,ma ciò che gli interessa ribadire è ben altro che supera i soliti schemi per aprire nuovi orizzonti cosmici che a noi ci ricordano tanto la dottrina Teilhadiana, che era pronipote di Voltaire : «Credo che l'Universo sia un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo- Universale». E anche in : «Benedetta sii Tu, universale Materia, Durata senza fine, Etere senza sponde, triplice abisso delle stelle, degli atomi e delle generazioni, Tu che eccedendo e dissolvendo le nostre anguste misure ci riveli le dimensioni di Dio “ , il suo Inno alla materia . (Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934) Infatti sappiamo che Teilhard nel tentativo di conciliare la teoria evoluzionista e la dottrina del peccato originale, espresse opinioni non conformi alla dottrina ufficiale della Chiesa. Dopo un documento inviato ad alcuni teologi di Lovanio i superiori del suo ordine gesuita, con un provvedimento disciplinare, lo costrinsero a dimettersi dall'insegnamento di materie filosofico-teologiche, lo invitarono a non pubblicare più nulla su questi temi e gli imposero il trasferimento in Cina, dove si era già recato nel 1923 per conto del "Museo di Storia naturale di Parigi", e dove rimase dal 1926 al 1946. Ma appena tornato in Europa dalla Cina e dall’ India dopo la guerra iniziò la sua riflessione sui rapporti “Tra l’ Uno e il Molteplice” e scrisse, nel 1932, il saggio "Route de l'Ouest. Vers une mystique nouvelle" e nel 1947, "L'apport spirituel de l'Extreme-Orient. Quelques réflexions personneles". Questi testi pubblicati postumi alla sua morte erano conosciuti bene dal nostro Wojtyla, anche se ne era vietata la pubblicazione ecclesiatica . Ritenne che la via orientale all'Uno, espressasi nelle sue tre più importanti direzioni di ricerca mistica, costituisse il punto di unione tra la mistica occidentale e quella orientale: ritenne che l'India fosse stata l'iniziatrice della mistica mondiale con il "ciclone mistico" originatosi nella valle del Gange; fece proprio il desiderio di unità, l'attaccamento alla Terra, il senso dell'equilibrio con il cosmo indiani, il sentimento umano della compassione e del collettivo della Cina, il valore della socializzazione del Giappone. Perché seguiamo Teilhard in questa nostra ricerca e analisi del pensiero di Wojtyla ? Semplice, perché Wojtyla non fa altro che far rientrare dalla finestra ciò che era stato cacciato dalla porta e questa cosa ci puzza e ci fa insospettire . A gesuita dopo che gli proposero una candidatura al Collège de France rifiutata da Roma, fu esiliato negli Stati Uniti e prima di morire scrisse delle lettere in cui esprimeva il desiderio di volere scrivere un saggio “Umanesimo e umanesimo “in cui avrebbe espresso l'idea che ciò che fino ad allora si era chiamato "umanesimo" con le sue radici in Grecia, andasse abbandonato definitivamente e soppiantato da un nuovo umanesimo, ispirato non più all'uomo armonicamente sviluppato, ma all'uomo pienamente evoluto che si eleva al di sopra di sé per raggiungere il suo vero fine nell'essere sovra-umano. Infatti già nel 1958 il Padre Generale Janssens dovette comunicare alla Compagnia di Gesù che un decreto del Sant'Uffizio, presieduto dal cardinale Ottaviani, imponeva alle congregazioni religiose di ritirare le opere del gesuita da tutte le biblioteche. Nel documento si può leggere come i testi del gesuita «racchiudono tali ambiguità ed anche errori tanto gravi che offendono la dottrina cattolica» per cui si imponeva al clero di allertarsi per «difendere gli spiriti, particolarmente dei giovani, dai pericoli delle opere di P. Theilard de Chardin e dei suoi discepoli». IL nostro Wojtyla non ascoltò questo monito di Roma anzi ne fu travolto fino a diventarne quasi pedissequo seguace in accodo alla sua visione filosofica del personalismo di Max Scheler e della sua dottrina dell ‘UNO .Ma bisognava stare attenti e camuffarsi per bene perché la censura di Ottaviani prima e poi di Ratzingher era sempre in guardia, perchè il pensiero teilhardiano in fondo consentirebbe ai cattolici di liberarsi dal fardello biblico e tridentino appesantito dalla colpa e dal peccato originale per portarci verso nuovi orizzonti, una nuova liturgia cosmica in cui uomini e donne, attraverso la materia amica concorrerebbero a trovare Dio in tutte le cose e ad amarlo in questa nuova corsa della materia verso la sua spiritualizzazione progressiva e futura. Questa evoluzione spirituale metterebbe la stessa Chiesa cattolica a collaborare con gli uomini e gli scienziati per arrivare alla materia del Cristo-Dio futuro, Governatore di tutto l ‘universo. Ci interessa ora sottolineare questo aspetto . La Creazione e la materia prima del peccato dell’ uomo era intatta, la materia infatti non fu toccata dal peccato dalla ribellione, nemmeno quando gli angeli ribelli si voltarono contro Dio, perché gli angeli sono puri spiriti, esseri spirituali e non sono uniti alla materia . L’ uomo invece peccando, ha trascinato anche la materia nel disordine e la ribellione. Il peccato commesso con i sensi della materia ,oltre ad essere una ribellione alla legge morale e alla ragione o alla verità , viene attuato con i sensi . Lo stessa ribellione morale dell’ anima non sarebbe possibile senza il concorso della mente umana la quale è sensibile .Ecco la necessità della Salvezza universale dal peccato sulla terra degli uomini e non tra gli angeli o altri extraterrestri che siano, ammesso e non concesso che ce ne fossero. Chi ne fa un racconto diverso non ha capito il senso della Croce di Cristo che si è offerto al Padre per amore, è vero, ma come sacrifico espiatorio alla Sua giustizia divina . Dal Padre è stato richiesto un riscatto che l’ uomo e la materia non potevano dare neanche se questo si fosse esercitato a portare i sensi ai limiti della morale per farli poi soffrire come offerta al Padre . Quindi questo sacrificio eterno viene offerto anche per riabilitare la materia in cui l’ uomo aveva immesso il disordine col peccato antico, ma anche con quello odierno . Il sangue di Cristo sparso, legato alla sua divinità,doveva lavare anche la terra e con la terra, tutto il Cosmo,divenendo cosi Il Verbo nello stesso Tempo il Re e Salvatore del suo popolo. La visione personalistica Wojtyliana della salvezza sembra che trascuri la visione cosmica di Isaia del Servo Sofferente Isaia 53,11-12 Dopo il suo intimo tormento; vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.12 Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino , perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. Manca in questa visione eucaristica della vita la drammaticità della lotta tra la luce e le tenebre , tra il peccato e la grazia , tra Cristo e Satana, se c’è la comunione e la fraternità sociale,non c’è la lotta per la verità.,

giovedì 23 marzo 2023

SE WOJTILA FOSSE CATTOLICO
Pare che Wojtyla sia stato un grande filosofo oltre che papa e fu mandato a Roma per superare degli esami dai domenicani ma poi non potè proseguire e fu mandato a casa perché non condivideva la filosofia tomista . Egli infatti si definiva “personalista” che era una nuova moda per quei tempi e lui amava le nuove scienze sociali e l’arte che il sofista Gorgia da Lentini riteneva l’ unica attività dell’ uomo libero da interessi e condizionamenti psichici in cui egli esprime davvero se stesso, tutto il resto sono costruzioni abusive e artificiali della mente umana e sue tradizioni . La sintesi del personalismo la possiamo esprimere in questo concetto : l’anima sarebbe lo spirituale fattosi visibile nell ‘individuale . E con una sintesi superiore e più approfondita possiamo ancora dire che : “La persona non è infine neppure una sostanza, è piuttosto un ordine del sentire (ordo amoris) che si esprime nell'atto: è «la concreta unità ontologica, in se stessa essenziale, di atti di diversa natura». A ogni atto inerisce la persona nella sua totalità, ma senza esaurire nell'atto stesso il suo essere”. Ora questo concetto di spirituale che diventa storia nell’ uomo ci riporta dritto dritto alla filosofia idealistica di Hegel e kantiana e dei suoi discepoli e di Max Steiner. In particolar modo questo concetto compare in Max Stirner , il padre dell' esistenzialismo e ateismo moderno secondo il quale : "'io non è l'uomo e si deve superare l'uomo in generale poiché l'io è un Unico, un essere irripetibile e irriducibile che non si deve lasciare sottomettere o strumentalizzare da scopi o fini che non siano i propri e a causa dei quali non sarebbe più padrone di sé stesso. Questo "unico " diventa persona nei nostri atti concreti . E per non perderci nella perifrastica infinita di questi discorsi faziosi, possiamo dire che se è vero che per Wojtyla esiste una legge oggettiva che l’ uomo trova dentro di se , nel suo intimo e nella sua coscienza dove scorgerebbe che non è sua, è anche vero che l ‘uomo la deformerebbe con le sue complessità psichiche irrimediabilmente e ce lo dicono le nuove scienze psicologiche e sociologiche . Quindi non esisterebbe nessuna morale certa e oggettiva ma solo atti parziali e incomprensibili in cui l’ uomo cerca far incarnare questo spirito infinito o spirituale nella persona ( o nello stato! ) . La pericolosità di queste affermazioni sono note a tutti . Uno spirito infinito che si incarnerebbe nella storia dell ‘uomo, anzi questo spirito potrebbe essere l’ uomo stesso…. “che evolve nella storia”…… Anche se la morale o il bene ha una base oggettiva , essa non può essere recepita dall’ uomo, ma viene costantemente deformata ed è incomprensibile . Il peccato grave non esiste perché l’ uomo è incapace di avere una base morale in quanto fortemente condizionato dalla sua psiche complessa e dall’ ambiente . Insomma esiste una legge, se esiste il bene, se ne sta per conto suo in quanto inconoscibile all’ uomo nella sostanza. Da qui ad arrivare alla conclusione che tutto è relativo e che l’ inferno e il giudizio non può esserci in quanto l’ uomo capisce poco o niente, il passo è breve . Da qui ad arrivare al concetto massonico di fraternità in cui noi siamo tante scintille di verità che messe insieme e ordinate bene , possiamo fare una faro e possiamo orientarci per il bene e trovare la verità insieme aiutadoci a costruire una nuova umanità , il passo è breve . In queste idee non esiste peccato di Adamo ed Eva, non esiste Storia della Salvezza , guerra a Satana, e Cristo sarebbe un grande paciere venuto a fare del bene all’ umanità e non ci interessa che sia venuto a riscattare l’ uomo dalla giustizia del Padre ! Sarebbe stato un Gran Maestro infondo . San Tommaso prima di inziare un corso diceva ai suoi allievi:”ragazzi questa è una mela ,chi non è d’accordo, quella è la porta si accomodi fuori “. Temiamo fortemente che Wojtyla, lasciatosi affascinare dalle parole e dalle arti, sarebbe stato cacciato fuori dal più piccolo corso di san Tommaso .

lunedì 20 marzo 2023

TEOLOGIA DELL ‘ INCARNAZIONE DEL VERBO Dopo la creazione degli angeli, puri spiriti liberi non legati alla legge della materia, Dio crea la materia che è un concentrato di energia sempre determinata che può essere di multiforme specie e contenuto, ma sostanzialmente è una entità consolidata che, secondo il genere ha determinate caratteristiche e leggi fisse a sé individuabile dai sensi umani. Così Dio dopo ancora molto tempo, creò la terra e unì alla materia puri spiriti liberi che sono gli uomini . Prima creò un solo esemplare e dopo chissà quanto tempo, per popolarla tutta, permise una moltiplicazione senza numero affiancando all’ uomo la donna per compagnia , un essere simile all’ uomo ma con determinate caratteristiche atte alla riproduzione della specie come avviene per gli animali . I discendenti della prima famiglia derivano tutti da una sola e unica coppia chiamati Adamo ed Eva . Ora Dio per permettere la moltiplicazione senza numero di questo spirito libero legato alla materia sul pianeta lo dota di tutte le caratteristiche e facoltà per permettere questa moltiplicazione senza numero di suoi simili . Logicamente questi esseri liberi moltiplicandosi hanno bisogno sia di risorse materiali legati al loro piccolo numero, sia di aver non solo capacità intellettive per carpire le leggi fisiche della materia , ma anche di strutture associative ordinate per governarsi e vivere sociaslmente . Dio dota l’ uomo abbondantemente di ricchezze materiali, la materia stessa è fornita in abbondanza di tutto quello di cui l ‘uomo ha bisogno per questo Disegno Divino . Le famiglie umane o le razze costituiscono agglomerati umani sparsi ovunque sulla terra e hanno bisogno di agire in coordinazione per permettere la prolificazione ovunque della specie e uno sviluppo ordinato . Quindi gli uomini non hanno bisogno solo di trovare in abbondanza le risorse materiali per realizzare il piano del Creatore, ma anche di seguire un progetto associativo che possiamo chiamare politico . Questo progetto generale politico può essere affiancato da mille progetti particolari purchè seguano e hanno le stesse finalità dell’ unico programma politico generale per la specie . Dio, che non è materia e riempie tutto l’ immenso universo che è troppo piccolo rispetto alla Sua grandezza, ha bisogno di comunicare poi con questo essere da Lui creato e che è troppo piccolo e non può vederlo fintano che è legato alla materia . I mezzi di comunicazione di questo essere sono legati alla materia cioè ai sensi e Dio è un purissimo spirito in grado di dare l ‘essere a tutte le cose . Questo essere libero avendo mezzi sensitivi molto limitati e legati alla materia può essere tratto in errore dai suoi stessi sensi . Non può capire l’ immenso progetto in cui è venuto a trovarsi con la sua esistenza . La stessa coordinazione tra le specie e le razze e la finalità dell’ esistente singolo stesso potrebbe sfuggirgli e ingannarlo . Ecco che Dio oltre alla creazione e preparazione dell’ habitat per la Sua creatura ha pensato anche a orientarlo associativamente e politicamente secondo le epoche storiche dotando l’ uomo di una capacità del suo spirito di intendere una ragione delle cose. Egli è capace di avvertire una legge naturale interiore che gli fa capire se è nella linea maestra di questo progetto di Dio per la terra e per l’ universo. Lo avverte interiormente ed esteriormente . Storicamente gli uomini delle prime generazioni cercavano di comunicare con Dio attraverso doni e sacrifici che era il più alto livello per mettersi in contato con Lui per ringraziarlo dell’ esistenza e di tutto. Chiaramente però l’ uomo non è in grado in maniera assoluta di capire questo Piano Divino in tutta la sua portata .. La formichina sotto la radice dell’ albero della foresta amazzonica a stento riesce ad orientarsi per la sua vita a cui deve provvedere . E’ sempre il Creatore, Colui che gli ha dato l’essere che lo orienta e gli fa intuire questo Suo piano preparato per lui . Senza questo piano la formichina sbaglierebbe molte misure, prenderebbe molti abbagli, seguirebbe tante false piste che non è in grado di capire prima di arrivare al ramo più alto del suo albero per vedere l ‘Immensità della foresta. Ecco che Dio ha approntato un unico piano di salvezza per comunicare e guidare questi esseri liberi, ma molto, molto limitati : l’Incarnazione del Verbo, Immagine del Padre, che nessuno essere può vedere senza il Verbo ,perché Dio è Colui che riempie tutto l’ universo e dà la stessa esistenza agli esseri . Ora l’Incarnazione del Verbo decisa dal Padre , non è cosa accetta a tutti gli esseri . Molti per ignoranza, ma altri non ne vogliono proprio sapere preferendo lasciarsi guidare dalle proprie capacità e farsi ingannare dai sensi . . A molti, dichiaratamente, non è piaciuto questo piano, anzi non piace tutt’ora . Questo rifiuto non riguarda solo gli esseri liberi sulla terra ma anche gli esseri liberi del cielo, puri spiriti che sono miriadi . Questi nell’ Incarnazione del Verbo, hanno letto il piano divino - Lo stesso Verbo venendo sulla terra, Incarnandosi ha dovuto nascondersi alle stesse autorità del paese in cui era nato. Nacque in Palestina ma la sua prima infanzia la passò in Egitto per sfuggire a una persecuzione rivolta proprio a Lui . Ritornato in patria poi stette nascosto per circa trent’anni prima di iniziare a svelare le sue intenzioni agli uomini . A trent’anni iniziò una predicazione .- Quelli stessi della sua razza non lo accolsero neanche come profeta oltre che come Re . Ora quegli uomini che lo accolgono diventano amici di Dio che vive sempre , quelli che non ci credono diventano nemici di Dio e saranno puniti in eterno insieme agli spiriti immondi superiori che per orgoglio non lo hanno accettato già prima di Incarnarsi .

domenica 19 marzo 2023

“SE IL MIO REGNO FOSSE DI QUESTO MONDO LA MIA GENTE COMBATTEREBBE “ Potere Civile e Potere Religioso, vediamo cosa dice Gesù Iniziamo con la meditazione del vangelo per capire e considerare quale visione aveva Gesù del potere civile e del potere ecclesiastico sulla terra e nell’ Impero Romano fino ad arrivare poi alla Pace di Westfalia del 1648 in cui si arrivò alla conclusione della guerra di religione detta dei 30 anni, pace il cui significato è racchiusa nella famosa frase : “cuius regio, eius religio” che definisce la storia europea dal 16°al 17°secolo e sancisce che . La pace di Vestfalia sancisce che ciascun firmatario si sarebbe impegnato a rispettare i diritti territoriali degli altri stati firmatari, astenendosi dall’intervenire nei loro affari interni. Partiamo dal vangelo per capire la posizione della Chiesa di sempre . Quale visione aveva Gesù del potere, il Maestro, che poi si rivela essere il Re dei re della terra ? Perchè Lui è la sintesi di tutte le Scritture, perché solo così possiamo capire quale atteggiamento avere nei confronti del Potere Civile senza dilungarci nel Nuovo e Vecchio Testamento che è più la storia politica di Israele. Infatti la vita sulla terra continua solo grazie alla Misericordia di Dio, le nazioni esistono ancora grazie alla grande misericordia di Dio e infatti San Paolo ai Romani dice : “Le nazioni pagane glorificano Dio per la sua misericordia( Rm15,8,9), a cui viene concesso ancora un tempo di grazia per convertirsi prima che finisca il loro tempo. Dopo questo tempo vedranno una televisione che li terrà sempre occupati, una televisione che non finirà mai in bene o in male . Gesù davanti a Pilato, il potere civile, nemmeno giudaico, dice : “ nessun potere avresti su di me se non ti fosse stato dato dall’ Alto” . Da questa frase possiamo capire che Cristo stesso ha dato il potere a Pilato e lo riconosce come tale senza ribellarsi per predicare una rivoluzione o una controrivoluzione benchè magari quel potere fosse degenerato in potere tirannico, cioè nemico indiretto di Dio..come molti altri poteri . Gesù obbedisce a Pilato che lo condanna, ma dietro la condanna di Pilato c’è il permesso del Padre, anzi il volere del Padre ! – IL Re dei Giudei”,Gesù Cristo obbedisce senza stabilire la verità dei fatti perché aveva tutti i potere per farlo … Quindi ogni potere viene dall ‘Alto sulla terra, diremmo anche il potere del male che non sfugge affatto al potere di Dio, ma viene controllato e permesso secondo un servizio misterioso finalizzato alla salvezza del popolo santo ed è permesso e voluto da Dio per un disegno di amore che solo Dio conosce nella sua totalità. Così ogni sistema di governo, non è nè buono né cattivo; è neutrale , dipende dai fini che si propone e dagli uomini che sono al potere . Un potere dichiaratamente contro Dio e il suo popolo va solo combattuto da tutti i poteri .. come gli Amaleciti tribù che era contro Dio a prescindere se Dio è Padrone e Signore dell’ universo e delle sue creature, cosi loro dovevano essere eliminati a prescindere se erano stati creati da Dio.. che è padrone e da l’esistenza a tutto, anche al male ,il quale deve prima degenerare dal bene e compiersi per essere giudicato. Dio non ha creato il male, sia chiaro, ma è il bene che si traduce in male e diventa nemico di Dio. . Al Sommo sacerdote ebraico, che non aveva potere politico, Gesù Cristo dice in sintesi : “ Sono il Figlio di Dio e da questo momento sono stabilito alla Destra della Potenza del Padre .” E loro capirono che non c’era più bisogno di prove per condannarlo . Cristo quindi viene posto da Dio e rivelato come Re di tutte le nazioni , anzi dell ‘intera creazione e degli esseri creati. Un disorso che non poteva fare prima . Mentre davanti a Erode che lo trattiene e gli rivolge molte domande, Cristo non gli degna alcuna risposta tanto che Erode si arrabbia e lo insulta rimandandolo a Pilato . Erode che doveva stabilire la verità dei fatti sperava che facesse qualche miracolo : Giovanni 18, 33” Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» 34 Gesù rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?» 35 Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?» 36 Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi consegnato ai Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». 37 Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». 38 Pilato gli disse: «Che cos'è verità?» 19,10- “Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11 Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande»”. Quindi Cristo è Re, ma il Suo Regno non è di questo mondo perché se fosse stato di questo mondo i suoi servitori combatterebbero per non consegnalo alla massoneria, avrebbero preso le armi e non avrebbero permesso quella consegna . …. Il pensiero di Gesù è chiaro su questo punto. Se un potere dicesse voglio stabilire il Regno di Cristo, voglio che sia realizzato un regno basato sulla giustizia testimoniata da Cristo, ecco che dovrebbe combattere ……. Questo è il messaggio rivolto alle autorità ma c’è un tempo stabilito in cui Cristo deve regnare e questa non è ancora l’ ora giusta . Quindi Cristo non è venuto per fare la carità ai poveri, non è venuto per fare l’ egualitarismo sociale, a fare i miracoli e moltiplicare il pane o combattere contro il potere politico e l’ Imperatore o creare un nuovo sistema . Solo per venire al miracolo della moltiplicazione dei pani nella storia di Gesù, dobbiamo dire che Dio dà il pane a ogni vivente, tutti i giorni, solo che Cristo non è venuto per questa missione specifica e sarebbe riduttivo e peccaminoso ridurre la Sua missione nel mondo a quello . Non è stato posto da Dio alla Destra del Padre per questo . Gli schiavi e i giudei erano 40 milioni al tempi dell’ Impero, ma Lui non è venuto per questa missione specifica . Non è venuto a liberare quegli schiavi, che se non accetteranno la Verità di Dio sul mondo ,resteranno sempre schiavi pure loro . E se Cristo avesse usato subito la Destra del Padre per giudicare il mondo, non si fosse salvato nessuno, nemmeno gli apostoli …. Qui Cristo fa emergere due missioni specifiche nella sua venuta in mezzo a noi . E’ l’autorità politica che deve liberare gli schiavi e dare il pane ai poveri,perché Cristo gli riconosce questo potere e lei deve realizzare il Piano Divino e anzi deve conoscere quale sia la verità di Dio sul mondo . IL politico deve combattere, come ha combattuto Davide , Giosuè ……. Cristo non ha risolto nessun problema politico, nessuna politica di soccorso agli orfani e alle vedove; non ha creato nessun ufficio per gli schiavi . Il suo aiuto è stato episodico e marginale, anzi personale e finalizzato a far capire la sua missione ,aveva poteri divini ma al servizio della Verità di Dio. L’autorità politica sta li per realizzare col popolo il piano di Dio. A lei è stato dato questo potere come alla Chiesa l’ annuncio della Salvezza. La missione di Cristo è della Chiesa è far conoscere la verità, perché la vita stessa associata, senza verità non è possibile e ci vuole una missione specifica sgombra da altri problemi per annunziare la verità sul grande mistero della Creazione – E da notare che Cristo non si propone a Pilato come il Salvatore, il Figlio di Dio, Il Messia liberatore del popolo e amico dei poveri etc…. ma come Re che deve far conoscere la verità. Si propone quasi come un filosofo che conosce la verità e deve testimoniarla . Dio è la verità del mondo e Cristo è venuto a testimoniarla, ovvero a confermarla . Il potere politico non si interessa di salvezza dell’ anima, di sacramenti ,non è suo compito, questo tocca ai discepoli e alla Chiesa annunciarlo; al potere interessa che tutto funzioni bene e che ci sia ordine, anzi ci sia giustizia tra gli uomini ! E combatte per questo perché questa giustizia l’ uomo, il potere politico stesso la trova solo in Dio che ha Suo piano specifico nel mondo . Ecco che una nazione, un potere politico senza Dio, è soltanto un agglomerato sociale che cerca di sopravvivere come può con le sue carnevalate e i suoi totem , ma è popolo senza senso e senza storia . Finirà presto. Quando arriva il Cristianesimo in una nazione arriva la salvezza di quella nazione, la sua storia viene associata alla verità, alla realizzazione del Progetto di Dio nel mondo, un grande progetto che risale alle origini dell’ uomo sulla terra . Arriva il vero culto a Dio e Cristo né è il Testimone -.. La Rivelazione già ci dice che Dio Il Suo progetto lo realizzerà comunque, nonostante mille forze avverse , passeranno secoli e millenni, ma già ci fa conoscerà come finirà la storia umana e la vittoria è già sicura nelle sue mani . E se la fine della terra non arriva subito e non è totale, significa che Dio vuole ancora continuare a realizzare il Suo piano . Salmo 106 : Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, * prigionieri della miseria e dei ceppi, perché si erano ribellati alla parola di Dio e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo. Li condusse sulla via retta, perché camminassero verso una città dove abitare. Ringrazino Dio per la sua misericordia… “ha fatto prodigi a salvezza dell'uomo. In sintesi possiamo dire che la missione di Davide non è quella di Geremia e dei Profeti . Hanno finalità diverse perché ci sono progetti diversi affidati da Dio all’ umanità. Cosa c’entra Vestfalia 1648 ? “Il nuovo ordine internazionale venutosi a creare all’indomani di questo avvenimento ha posto le basi per la creazione dell’ordine internazionale odierno che ancora oggi risulta dominante e che ha caratterizzato la storia delle relazioni internazionali degli ultimi secoli, subendo negli ultimi decenni degli sconvolgimenti e importanti messe in discussione. Il cosiddetto “modello westfaliano”. Stabilendo il principio della sovranità, la pace di Vestfalia sancisce che ciascun firmatario si sarebbe impegnato a rispettare i diritti territoriali degli altri stati firmatari, astenendosi dall’intervenire nei loro affari interni. Quest’ultimo principio prende il nome di divieto di ingerenza. Una volta posti questi principi fondamentali si venne a creare un’Europa composta da stati sovrani, modello che in seguito l’Europa stessa stabilì essere necessario per tutti quei territori che volevano essere considerati allo stesso livello degli stati europei e che dunque dovevano soddisfare gli standard di civilizzazione e sviluppo europei, gli unici “degni” di determinare il susseguirsi degli eventi su un piano internazionale. La pace di vestafalia nacque per soddisfare gli interessi di tutti coloro che ne presero parte e che non avevano modelli etici da fare prevalere . Ora la nostra domanda è questa . Si può stare a guardare come fa l’ONU quando a due passi da cosa nostra si aprono campi di concentramento e di sterminio ? Quando un gruppo di associati che formano una setta hanno conquistato tutti i poteri e determinano la politica di stati e nazioni nel mondo e stabiliscono i loro progetti omicidi per l’ umanità intera ? Dopo i campi di sterminio in Unione Sovietica al tempo del comunismo e in Germania ad opera dell idelogia giudeobolscevica . Dopo i campi di concentramento che ci furono e ci sono in Asia, in Africa, nelle due Americhe e dopo che il potere politico è finito in mano a una setta che ha i suoi comandamenti omicidi, chi ha il dovere di opporsi a questa setta ? Questi sono usciti di mezzo a noi, cioè di mezzo alle nazioni cristiane e stanno ingannando tutti . Chi ci salverà ?

Lo speratozoo divino Le gonadi nell’ uomo e nella donna sono quell’ apparato sessuale primario riproduttore dell’ essere umano . Essi ...