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lunedì 22 settembre 2025
IL PROBLEMA POLITICO E LA CONTESTAZIONE CRISTIANA
(Nuova Teologia, ma solo nuova e in opposizione a quella del vaticano II )
Ogni gruppo sociale ha le sue forme di autorità elette o sistemi di governo ; eletti o non eletti dal popolo, membri più distinti per antiche virtù sociali o morali che in qualche modo fanno da guida nel sistema di un dato gruppo di governo e di un dato luogo geografico o nazionale . Nobili che si distinsero in difesa del loro gruppo e ambiente geografico o culturale , magari militari ; membri facoltosi di un dato ceto sociale dominante oppure semplicemente persone che per aver sostenuto idee o ideologie , fanno poi da guida politica e sono incaricate di preservare gli interessi di tutto il popolo e organizzare la società in maniera equa o solidale . Queste guide che governano o hanno autorità e influenza pratica , dovrebbero organizzare il sistema sociale avendo come base di sfondo implicitamente la legge naturale che non è altro se non la giustizia sociale, quella stessa legge rivelata che ha organizzato la società ebraica dove a capo c’era Mosè , un legislatore coadiuvato da giudici o anziani . Infatti a Mosè gli successe nella guida o nel potere un militare, Giosuè, il quale aveva gli stessi obbiettivi e finalità che Dio aveva raccomandato a Mosè . Tra i pagani si distinsero tradizioni di vita, sempre basate sulla legge naturale , ovvero su un loro modo di vedere la giustizia tra i membri che permetteva lo sviluppo e la continuazione della vita sociale e dei loro interessi . Questa vita sociale e gli interessi tra i pagani , partiva dalla vita familiare col matrimonio tra un uomo e una donna e coi figli . Ogni luogo geografico aveva le sue caratteristiche e ricchezze naturali che determinavano l’economia e permetteva ai gruppi di vivere e prolificare . Ad esempio avere una fonte di acqua vicina permetteva un certo sviluppo sociale ed economico . E noi sappiamo oggi che queste sono solo le cose più evidenti che Dio ha regolato nella creazione per la vita sulla Terra, perché man mano che l’ uomo progrediva e aumentava di numero , sono scaturite dalla Terra altre immense ricchezze da dominare per lo sviluppo umano che è uno sviluppo per permettere in modo esponenziale la crescita e il numero degli abitanti su tutto il pianeta . Il problema è che non tutti gli uomini oggi vedono l ‘universo e tutta la Terra come creazione di Dio, ma piuttosto come creazione del potere scientifico dell’ uomo . In generale un potere che ha alla base, grosso modo, la tradizione della legge naturale , è sempre legittimo, navigare contro è illegittimo , perché è un potere basato sulla rapina e sulla frode. Ma non ci perdiamo nei gangli di questi discorsi e veniamo all’essenziale perché entrando nei particolari e le numerose articolazioni della legge ai vari sistemi ci potremmo perdere . In queste forme politiche o sociale di potere è legittimo opporsi e manifestare ? Quando il potere politico è chiaramente tutto contro la giustizia sociale , che regola la libertà sulla base della legge naturale , è lecito e doveroso manifestare idee contrarie . Ma solo manifestare da soli o in gruppo idee contrarie perché queste non sono legate alla giustizia divina . Nell’ ex popolo eletto che doveva fare da paradigma, abbiamo guide mandate da Dio all inizio, poi anziani , cioè la tradizione , poi abbiamo dei re . Ma sappiamo bene che anche questi sono capaci di calpestare la giustizia sociale per amore del potere , che dovrebbe servire in funzione del bene del popolo . La ribellione non è mai legittima, tranne in casi estremi in difesa dei valori fondanti la creazione della Terra , però vediamo nell’ ex popolo eletto, in tutti i sistemi di governo voluti da Dio , mandava i profeti a manifestare con azioni eclatanti . Essi ricordavano ai politici di allora quali erano i veri valori della legge naturale a cui ispirarsi e da cui dipendeva il loro potere e quale morale o legge doveva seguire il popolo senza piegarsi ad abitudini e licenze non ammesse dalla Legge di Dio . Una cosa rischiosa da fare e senza mai abbandonarsi a minacce personali o incitare il popolo alla rivolta e alle violenze . Mai un profeta ha incitato alla violenza il popolo . Ci sono state delle eccezioni nella storia si Israele, ovvero nelle Sacre Scritture quando si voleva introdurre e seguire abitudini e leggi pagane, lontane dalla tradizione, ma queste forme di manifestazioni o di proteste non costituivano la norma . Quando un manifestante profeta veniva ucciso o mandato via e non venivano ascoltati i suoi richiami alla morale soprattutto , non si rispondeva con nessuna ribellione e opposizione ; ci pensava Dio stesso a risolvere le questione e a riportare il popolo nell’ alveo della tradizione e della Legge . Come ? Con carestie, disastri naturali, disgrazie, pestilenze, guerre e la preparazione di popoli invasori li avrebbero sottomessi e fatti strage ma senza estinguerli del tutto . Ricordiamo il racconto del profeta Giona …..Dio mandava i profeti anche tra i pagani che erano tenuti a rimanere anche loro nell’ alveo della legge naturale per vivere sul pianeta . Ricordiamo la fine di Sodoma e Gomorra che si presero la libertà di andare semplicemente contro la tradizione e la legge naturale . Non erano il popolo eletto e non ci fu prova di appello per loro e furono semplicemente estinti da Dio stesso, ma non per mano di un altro popolo invasore , ma con un bombardamento di fuoco naturale .
domenica 21 settembre 2025
LA SALVEZZA PER LA FEDE IN CRISTO ATTRAVERSO LO SCAMBIO
NUOVA TEOLOGIA (nuova rispetto a quella del vaticano II )
• Se io sono pagano e seguendo la legge naturale seguo tutte le norme della legge naturale, dove viene affermata la giustizia di Dio, ammesso che arrivi a conoscere tutte le norme e le situazioni , il che non è impossibile durante la mia esperienza di vita perché esse sono norme oggettive e iscritte nel cuore di ogni uomo; ebbene la loro osservanza effettiva e reale derivano da una fede in Dio e la loro applicazione non è altro se non la mia crocifissione insieme a quella di Cristo dice san Paolo ai Colossesi .. . Quelle norme che seguo per la fede in Dio sono esse a crocifiggermi come hanno crocifisso Cristo appendendolo a una croce . Io divento un martire di desiderio anche se non sono un martire battezzato e senza morte violenta. Però quei rari casi di pagani testimoni integerrimi rispetto alla legge naturale li conosce solo Dio nel mondo e non siamo autorizzati a fare alcun teorema, né organizzare dibattiti interconfessionali anzi non possiamo interferire nel giudizio di Dio . I non riscattati e non battezzati in linea generale sono nemici di Dio e della sua legge ,anche senza saperlo ! I religiosi di una volta, battezzati, non sono altro che dei martiri senza spargimento di sangue per l’osservanza alla volontà di Dio come Cristo Crocifisso e possono salvarsi solo per mezzo della fede in Cristo e non per l’esecuzione precisa della Legge . In pratica è avvenuto questo nell’ universo delle creature create tutte da Dio . Dio Padre ha accettato uno scambio . Se il Padre non avesse accettato questo scambio, pur avendo il Figlio i mezzi per pagare , non ci sarebbe stata più storia per tutto l’ universo di Dio e le sue creature . Dio poteva fare in mille modi diversi per salvarci dalla morte , ma ha scelto solo questo e non ci è permesso sindacare al riguardo, né cambiare la sua legge eterna . Tuttavia sappiamo che per Dio è una questione di giustizia,di ordine, di fedeltà al suo essere quando una creatura inferiore da lui creata , pecca . Se sono un pagano peccatore di tutte le specie, grazie a uno scambio permesso dal Padre, con la Fede in Cristo, il Padre non guarda più al mio passato e ci mette una pietra sopra, né guarda la mia discendenza nella carne perché la fede in Cristo mi dona la grazia dello Spirito Santo e mi fa nuova creatura non in automatico, ma in potenza ; ha lavato i miei peccati di cui faccio ammenda e vuole da me una continua conversione e riconoscimento del debito pagato grazie alo scambio . Se c'è questa conversione e dolore dei peccati con la fede in Cristo , siamo salvi . Logicamente questo è un discorso soprattutto individuale di salvezza e poi ecclesiale e non riguarda la storia del mondo e la politica di una nazione e della convivenza umana in una società . Si parla di come deve porsi il credente di fronte a Dio e poi la partecipazione al popolo di Dio con una sua gerarchia che ha il dovere di predicare e operare questo grande mistero di salvezza nel mondo . Se sono un ebreo israelita e già conosco la Legge, anzi sono un circonciso, cioè ho promesso di vivere secondo la Legge lontano dal peccato e dalla disobbedienza a Dio sono un privilegiato . Allora per lo scambio accettato dal Padre, solo con la fede in Cristo Gesù ,posso ottenere il perdono da tutte le infrazioni, anzi le mie possibili infrazioni però sono sempre superiori rispetto a quelle dei pagani senza Legge . All’ ebreo non è concesso non conoscere Cristo e ripudiare la fede, perchè la Legge a cui era legato da un patto nella carne era finalizzata a Cristo stesso . Non esistono situazioni di mezzo per l’ ebreo perché Cristo era stato promesso a Mosè che aveva ricevuto la Legge ,come colui che dovevano attendere e poi seguire ….Secondo Deuteronomio 18:18, Dio dice a Mosè: "Io susciterò loro un profeta come te, di mezzo ai loro fratelli, e gli metterò le mie parole sulla bocca; egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò".
La situazione è ancora peggiore per il battezzato o il consacrato che perde la fede o non ha più fede in Cristo unico mezzo di salvezza per tutte le creature . Ecco che Cristo è la pietra angolare senza la quale non si può fare a meno per la salvezza e, rifiutandola, ogni palazzo crolla .Ma tutta questa storia è avvenuto grazio a un divino commercio e grazie a uno scambio . Ma di che si tratta quando si parla di scambio ? Noi lo spieghiamo così. Dio è ordine, giustizia, amore e carità .. e ogni suo attributo contiene tutti gli altri . La Trinità quindi dopo avere creato la materia e gli animali, cioè della materia vivente non cosciente ma solo sensibile alle leggi fisse ,ha deciso di creare esseri viventi liberi e autocoscienti ,capaci di autonomia di pensiero ; capaci di rendersi conto e valutare la materia sensibile circostante e capace di considerare anche se stessi in mezzo agli altri della stessa natura . Ora questa libertà di pensiero degli esseri individuali , questa autonomia cosciente rispetto alla materia tutta determinata creata da Dio è una cosa immensa per gli gli uomini , la loro fortuna e gloria , ma è anche un loro pericolo più grave e può essere la loro condanna eterna nel momento in cui con la loro libertà non riconoscono e seguono l’ ordine di Dio per tutta la creazione . L ‘essere libero può peccare, allontanarsi dal volere di Dio che ha tutto prestabilito nel creato . E qui che interviene il Sacro Commercio, cioè lo scambio. Il Figlio ha chiesto al Padre di pagare lui il conto alla Sua giustizia per tutti i mali che avrebbero commesso i peccatori , cioè coloro che avrebbero infranto le sue Leggi, ovvero coloro che avrebbero usato male la libertà che Egli aveva dotato l’ uomo rispetto agli altri esseri della Terra . La libertà di cui aveva dotato gli uomini, sarebbe potuta arrivare anche al mancato riconoscimento di essere una creatura creata non autonoma e totalmente dipendente da LUI, che è l’infrazione più grave della Legge ; quella Legge che fu stabilita per indicare il sentiero per cui l’ uomo poteva liberarsi dalla stessa legge della materia a cui Dio lo ha unito . La libertà dell’ uomo è quindi adesione alla volontà di Dio ma nello stesso tempo accettazione dello “scambio” . Uno scambio ha permesso a tutte le creature di continuare a vivere nonostante il peccato , ovvero la rivolta possibile contro Dio dove gli esseri si illudono di essere autonomi . Chi non accetta questo scambio non può salvarsi . Cristo infatti non è solo Re e Signore di tutta l’umanità, ma il Signore di tutto l’universo e quindi di tutte le creature del cielo , della Terra e sotto Terra , cioè anche Signore degli angeli che sono esseri spirituali e non corporei i quali vedono in concreto nel sacrificio di Cristo sulla Croce, l’amore di Dio per le sue creature e per questo sono confermati nell’ amore. Secondo le Sacre Scritture, secondo la Rivelazione, gli uomini sono stati creati da Dio e sono stati messi al governo della Terra, creata da Dio e sono stati dotati di libertà . Ma la Terra si governa secondo il Suo piano che, se una volta non era necessario conoscere nei dettagli per governare e vivere sulla Terra, oggi occupando l’uomo tutte le parti del pianeta, è necessario conoscere bene questo piano per convivere secondo una stessa Legge universale stabilita da Dio . Non si può più convivere con leggi morali diverse in uno Stato e sulla Terra . Dio ha messo tutte le risorse necessarie alla vita dei popoli nella natura sul pianeta in previsione della storia della Terra e per il governo conferito agli uomini . Chi non ha questa fede, non crede in Dio, anzi diventa nemico di Dio pur se ammette l’ esistenza di un essere intelligente che, genericamente, ha dato l’avvia all’ universo tra le miriadi di pianeti . Dio non ha creato il mondo e poi lo ha abbandonato a se stesso . Il caos che vediamo nel mondo riguarda il suo governo del mondo e la realizzazione dei suoi piani che possiamo comprendere solo nella fede perché questo piano si sviluppa attraverso millenni e millenni e non riguarda solo gli individui di questa epoca . Ecco che solo nella fede possiamo vedere e conoscere tutto il piano che riguarda la salvezza operata da sacro commercio divino . Gli avvenimenti presenti ,le guerre che noi non accettiamo e comprendiamo, vanno visti solo in prospettiva della fede e della storia della salvezza che Dio sta operando e che non è dato a tutti comprendere ,perché anche se Cristo è venuto per tutti gli uomini , non tutti lo hanno accettato ancora e si salveranno solo coloro che vedono il Lui il salvatore e la guida promessa da Mosè . Le guerre,le lotte per il potere, gli eccidi e i massacri che ci scandalizzano fanno parte del calendario di Dio e non sono estranei al suo piano di salvezza universale dal peccato . Sotto questo aspetto del piano della Storia della Salvezza universale degli uomini , il male , gli eccidi e i massacri fanno parte del piano universale, come quando Dio prometteva a Israele tramite i profeti che avrebbe fatto massacrare il suo popolo e “Gerusalemme sarebbe stata arata come un campo ..”
In mezzo a queste vicende la Chiesa, il popolo , deve solo credere che Dio sta attuando il suo Piano di Salvezza e ogni individuo deve solo continuare a credere in questo scambio tramite la Chiesa con il quale Dio permette la vita sulla Terra . Chi crederà e non resterà scandalizzato, sarà salvato ,chi non crederà sarà perso. Disperarsi per le guerre e perdere la fede perché Dio permette le guerre e i massacri , significa non avere capito nulla del Piano di Salvezza di Dio per l’ umanità . Per un apostolo, poi, significa avere buttato al macero tutta la Storia del Vecchio Testamento perché magari crede in un Dio pacifinto che vuole una pace pacifinta;una pace che non riguarda il Piano di Dio che sta realizzando ogni momento sulla Terra .. I terremoti, i maremoti ,le carestie ,le pestilenze, le guerre e i grandi massacri fanno parte del Suo Piano di Salvezza che sta operando e anzi sono gli strumenti preferiti per la sua realizzazione . Dio si manifesterà ufficialmente all’ umanità solo quando avrà eliminato completamente tutto il male dalla Terra e avrà fatto piegare ogni ginocchio al suo divino potere , tutti gli uomini della Terra. E Satana , il distruttore , il separatore , il nemico , l’ omicida fin dal principio, è il suo misterioso strumento nelle sue mani che inganna gli uomini facendogli credere che non è Dio a comandare in assoluto il mondo, ma è lui col suo potere del caos . Ma … chi avrà creduto fino alla fine …. sarà salvato .
lunedì 15 settembre 2025
fonte chiesaepostconcilio 15/09/2025
Autore Daniele Trabucco
L’8 settembre 1907, nel cuore di un’epoca segnata dall’illusione positivistica e dal trionfo delle ideologie immanentiste, il grande Papa San Pio X (pontefice dal 1903 al 1914) donava alla Chiesa e al mondo la Lettera Enciclica “Pascendi Dominici Gregis”. Non si trattava di un documento contingente, redatto per porre rimedio a un errore circoscritto, ma di un testo che, con impareggiabile profondità, smascherava l’essenza del modernismo e ne mostrava la natura corrosiva, definendolo «sintesi di tutte le eresie».
Con la “Pascendi”, la Chiesa riaffermava solennemente che la fede non nasce dall’uomo, bensì da Dio, e che la verità rivelata non può essere sottomessa alle mutevoli categorie della coscienza storica.
Il modernismo, secondo la lucida diagnosi del Pontefice di Riese, si fonda su una radicale inversione di prospettiva: la verità, invece di essere riconosciuta come oggettiva, trascendente e custodita dalla Tradizione, viene ridotta a proiezione soggettiva, a frutto di un’esperienza religiosa che muta secondo le epoche e le culture. Ne deriva un capovolgimento teoretico: il dogma, da espressione immutabile della rivelazione divina, diventa una formula elastica e provvisoria, continuamente adattabile alle esigenze dell’uomo moderno.
Questo immanentismo assoluto non è una semplice deviazione teologica, quanto una filosofia integrale che, penetrando nei campi dell’esegesi, della morale, della liturgia e della pastorale, dissolve la sostanza stessa del cattolicesimo.
La “Pascendi” assume qui un valore permanente, perché coglie la radice speculativa dell’errore. Essa si radica nel realismo metafisico di San Tommaso d’Aquino, ribadendo che l’intelletto umano è capace di conoscere la verità e che la fede aderisce a questa verità in quanto garantita dall’autorità di Dio che rivela. Il principio della verità oggettiva diviene, in questo modo, la pietra angolare che smentisce ogni riduzionismo soggettivista.
L’Enciclica mostra come la perdita del concetto di verità assoluta apra inevitabilmente al relativismo e come il relativismo, una volta penetrato nel cuore della teologia, distrugga la certezza della fede e la missione stessa della Chiesa.
Se questo valeva per il modernismo del primo Novecento, a maggior ragione vale per il neomodernismo che oggi si diffonde nella Chiesa, soprattutto a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965).
Esso non si presenta più con le vesti polemiche di allora, ma sotto forme più sottili e insinuanti: il linguaggio del dialogo sostituisce quello della verità, la categoria della prassi prende il posto di quella del dogma, l’ermeneutica storica relativizza la Tradizione fino a dissolverne l’identità.
Il neomodernismo non afferma più esplicitamente che il dogma è falso, ma sostiene che esso è incompleto, che deve essere reinterpretato alla luce delle circostanze, che la verità è un “processo sinodale”. In realtà, ciò che ne emerge è la stessa negazione radicale della verità trascendente, mascherata da pastoralità e da esigenze di aggiornamento.
In questa prospettiva, la “Pascendi” non è soltanto un documento di condanna, bensì un’opera di alta filosofia e di profonda teologia: essa offre la chiave interpretativa per riconoscere e respingere le nuove forme di dissoluzione della fede.
Il suo valore è quello di aver colto la logica interna che accomuna ogni modernismo, antico e nuovo: il rifiuto di una verità assoluta e immutabile in favore di una verità relativa, storica, soggettiva.
Papa Sarto afferma con vigore che la Chiesa non può fondarsi su ciò che muta, ma solo su ciò che permane e che la custodia della fede significa preservare intatta l’integrità del deposito rivelato.
Il neomodernismo odierno, nel suo volto pastorale e dialogico, rappresenta proprio quella insidia che la “Pascendi” aveva previsto: una forza che, agendo dall’interno, intacca l’autorità del Magistero, riduce la liturgia a espressione comunitaria, trasforma la morale in accomodamento sociologico.
Di fronte a tale sfida, il testo di San Pio X si rivela più che mai un faro: indica che solo il realismo metafisico e teologico può salvare la Chiesa dal naufragio nel relativismo e che la Tradizione non è un ostacolo al rinnovamento, ma il criterio che ne garantisce la verità. In questo anniversario, la voce della “Pascendi” risuona come ammonimento e guida. Essa non appartiene al passato, ma parla all’oggi con forza profetica. Se il neomodernismo tenta di dissolvere la fede nella fluidità delle opinioni e delle prassi, l’Enciclica ricorda che la fede è adesione alla verità rivelata, immutabile perché radicata nell’Essere stesso di Dio.
Solo tornando a questo fondamento, la Chiesa potrà affrontare la drammatica crisi presente e ritrovare la sua missione. L’attualità della “Pascendi” consiste, dunque, nell’indicare ai fedeli che non vi è carità senza verità, non vi è pastorale senza dogma, non vi è Chiesa senza Tradizione.
lunedì 1 settembre 2025
La democrazia come figlia della Rivoluzione francese, il trionfo della contraddizione
di Daniele Trabucco*
La democrazia moderna, così come si afferma a partire dalla Rivoluzione francese, non è riducibile a una semplice configurazione istituzionale, dal momento che rappresenta un intero paradigma antropologico e teoretico: un modo nuovo di concepire l’uomo, il diritto e l’ordine politico. Essa nasce dall’atto rivoluzionario del 1789, che ha spezzato definitivamente il legame tra il potere politico e l’ordine trascendente, sostituendo all’idea classica di giustizia, radicata nell’essere delle cose e nell’ordine naturale, il mito dell’immanenza sovrana, cioè della volontà che si autodetermina come unico fondamento.
L’elemento centrale di questa trasformazione è la nascita dei cosiddetti “diritti umani”. Essi si presentano come universali e inviolabili, proclamati come valori assoluti, anteriori e superiori a ogni volontà politica contingente. Tuttavia, la loro pretesa universalità è frutto di un artificio logico: non essendo radicati nell’ordine dell’essere, ma derivando da un atto di dichiarazione, questi diritti dipendono interamente dalla volontà che li pone. Sono universali perché affermati come tali, non perché fondati su una verità ontologica che li preceda e li sostenga. In questo senso, la loro “inviolabilità” è illusoria: ciò che una volontà può proclamare come intangibile, un’altra volontà, con diversa sensibilità storica o politica, può modificare, restringere o cancellare. I diritti umani moderni, pertanto, sono assoluti nella forma, ma relativi nella sostanza; sono presentati come eterni, ma vivono della contingenza di chi li afferma.
L’art. 2 della Costituzione italiana vigente del 1948 esprime perfettamente questa ambiguità. Esso dichiara che la Repubblica “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, ma ciò che viene riconosciuto non è l’ordine naturale delle cose, bensì la concettualizzazione moderna dei diritti come pretese soggettive. Il verbo “riconosce” non ha il senso classico di un atto intellettivo che scopre e accoglie ciò che già è, quanto quello moderno di una ratifica politica di enunciazioni che trovano in se stesse la loro ragione. Non si tratta di una scoperta, bensì di una fondazione mascherata. In tal modo, l’art. 2 sancisce la stessa contraddizione che si trova nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789: diritti che si dicono universali, ma che hanno senso solo nell’orizzonte di una volontà storicamente determinata, ossia di una decisione contingente.
Questa impostazione segna la distanza radicale dal giusnaturalismo classico. Per Aristotele, Tommaso d’Aquino e la tradizione della scolastica, il diritto naturale è intelligibile perché l’essere è intelligibile: la ragione riconosce nell’ordine delle cose delle finalità e dei limiti intrinseci e il diritto non è altro che l’adeguazione della condotta umana a tale ordine. I diritti moderni, invece, sono concepiti come indipendenti dall’essere e dalla natura, posti dalla soggettività emancipata, che si afferma come misura assoluta. La loro universalità, priva di radice ontologica, non è che una universalità dichiarata, ossia un atto di volontà “storica” che si pretende vincolante per tutti.
Tuttavia, un diritto che esiste solo perché proclamato dipende, nella sua stessa esistenza, dalla contingenza di chi lo proclama. Ne deriva l’aporia fondamentale della democrazia moderna. Essa si regge su diritti che vogliono essere universali ma che non lo sono se non in quanto imposti da una decisione politica. Vive di un paradosso permanente: assolutizzare ciò che è contingente, rendere eterno ciò che è storicamente determinato, proclamare come dato ciò che è posto. Così, i diritti umani non sono strumenti di accesso a un ordine naturale e trascendente, riducendosi ad enunciazioni autoreferenziali, il cui carattere vincolante dipende dalla mutevolezza delle maggioranze e dalle ideologie dominanti.
In questa prospettiva, la democrazia figlia della Rivoluzione francese appare come un sistema che si nutre delle proprie contraddizioni. Essa proclama libertà e uguaglianza, eppure la libertà assoluta si dissolve nell’omologazione e l’uguaglianza assoluta distrugge la differenza reale; afferma la sovranità popolare, ma questa è priva di fondamento ontologico e si riduce al calcolo numerico; rivendica l’universalità dei diritti, ma questi dipendono sempre e solo dalla contingenza della volontà.
La democrazia non è, dunque, la realizzazione della ragione politica, bensì il trionfo della contraddizione: un ordine che si presenta come universale pur restando prigioniero dell’immanenza e che proclama diritti inviolabili pur essendo sempre pronto a ridefinirli. Mi sarei aspettato (è ironico ovviamente) un discorso di questo tipo al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, non le banalità cui abbiamo purtroppo assistito. Del resto: queste piacciono perché rassicurano; le verità pesano perché obbligano a pensare.
*professore stabile di Diritto costituzionale e Diritto pubblico comparato presso la SSML/Istituto di grado universitario San Domenico di Roma. Dottore di ricerca in Istituzioni di Diritto pubblico nell’Università degli Studi di Padova
Fonte: La democrazia come figlia della Rivoluzione …
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