LA LEGGE NATURALE , L’AUTORITA’, LA POLITICA
Per Aristotile l’autorità nasce dal diritto di natura e non
dal consenso popolare a un “trattato” o con una delega che il popolo fa a un
principe, una volta e per sempre per mettere un freno alle individualità
istintuali dell’uomo, cosi come è inteso dal darwinismo e dal giusnaturalimo .
IL Filosofo afferma che le leggi naturali sono leggi comuni
a tutti gli uomini o , più limitatamente , a tutti i popoli civili, e che, pertanto
, sono ricavabili da una considerazione generale sulla natura umana . Egli dice
infatti : “giusto naturale è quello che ha dappertutto ha la stessa efficacia
,“(Aristotile, Etica Nicomachea ).
E in seguito Cicerone riferendosi ad Aristotile sentenzierà
: << In ogni cosa il consenso di tutti i popoli è da considerarsi legge
di natura >>; “ IL consenso di tutti è la voce stessa della natura “
(Cicerone , Tuscolane,1,13-14). Molti autori in seguito si adopereranno a
dimostrare che non esiste nessuna legge di natura nei popoli perché essi hanno
spesso leggi opposte , ma noi costatiamo come dei pagani , non condizionati
ideologicamente, arrivino a dire con il semplice uso della ragione e con la
forza della loro autorità culturale e della loro esperienza , che esistono
delle leggi di natura universale a cui tutti i popoli danno o non danno il
consenso !!
E’ già una meta eccezionale questa ed è la dimostrazione che
il problema della legge universale naturale risale alla creazione dell’uomo .
La ragione umana , non condizionata da nessun sistema religioso preciso ,
arriva da sola ad ammettere la necessita di leggi di natura oggettive anche se
venisse a mancare il consenso popolare a causa di condizioni contingenti
particolari . Questa legge naturale, certa e matematica , che Hobbes e i giusnaturalisti
pensano che sia la natura istintuale dell’uomo , per gli ebrei e questa :
“Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te , né troppo lontano
da te . Non è nel cielo perche’ tu dica : Chi salirà per noi in cielo ,per
prendercelo e farcelo udire si che lo possiamo eseguire ?Non è al di là del
mare per prendercelo e farcelo udire si che lo possiamo eseguire ? Anzi questa
parola è molto vicina a te , E’ NELLA TUA BOCCA E NEL TUO CUORE , perché tu la metta in pratica . “
(Deuteronomio ( 30,10-14) . San Paolo dirà che questa legge condanna anche
tutti i pagani , anzi tutti gli uomini : “Quando i pagani che non hanno La
Legge , per natura agiscono secondo la Legge
, essi , pur non avendo la Legge , sono legge a se stessi : essi dimostrano che
quando la Legge esige è scritto nei loro cuori , come risulta dalla
testimonianza della loro coscienza .” (Rom.2,14-16). E ancora : “ sei dunque
inscusabile , chiunque tu sia , o uomo che giudichi ; perché mentre giudichi
gli altri , condanni te stesso . “ (Rom2,1) Quindi esiste una legge universale
nell'intimo dei cuori che approva o condanna tutti , conosciuta o misconosciuta
c'è !
Per il Filosofo la prima comunità naturale è la famiglia che
nasce dall’unione o da una comunione di un uomo con una donna uniti da un patto
naturale .
In essa vigono regole comportamentali private tra i membri,
non separate però da una morale universale e nello stesso tempo regole
personali.
La prima cosa che faranno i giusnaturalisti sarà di
dimostrare che se esiste una legge universale, non é certo quella data dalla
natura ma è quella che deduce la scienza nel considerare la natura selvaggia
dell’uomo. E’ l’uomo con la sua osservazione scientifica che deduce le leggi
universali di natura perché queste non sono date dalla natura stessa , dirà
Hobbes che pure costruisce la sua fortuna ideologica dicendo che ci deve essere
una legge matematica anche per la morale umana . “E’ l’uomo che stabilisce
“scientificamente quali sono “ poi dirà e non che bisogna leggerle nel cuore
dell'uomo. Per i giusnaturalisti c’è un conflitto insanabile tra l’individuo e
lo Stato ,anzi lo Stato è l’espressione di quell’ assoluta libertà ferina che
l’individuo non potrà mai permettersi altrimenti avremmo la legge della giungla
e l’anarchia della foresta dove ognuno lotta per la propria sopravvivenza .Per
loro l’autorità nasce da un contratto a cui però il popolo deve dare una specie
di consenso . Il fondamento hobbesiano è che lo stato di natura sia uno stato
di guerra da cui bisogna uscire con la società civile , questo perché egli
confonde gli istinti per legge naturale .
Stessa cosa faranno gli illuministi nel dimostrare che non
esiste nessuna legge di natura universale nel senso aristotelico e oggettivo ma
esiste una deduzione scientifica della libertà, fraternità e uguaglianza fra
gli uomini. Rosseau identificherà addirittura la democrazia con l’uguaglianza e
il “buon selvaggio” è mosso solo dall’amor di sè (individualismo) e si sente
veramente libero quando ubbidisce solo alle leggi che lui stesso si è dato .
Lo storicismo in seguito si affannerà pure lui a dimostrare
che non esiste alcuna “legge di natura oggettiva ” ma tutto di pende dalla
natura delle cose, dai bisogni materiali ed economici degli uomini di una
determinata classe sociale ed economica in una determinata e storica situazione
sociale = storicismo .
Aristotile in realtà aveva individuato la stella polare in
mezzo a tutte le tempeste e vicissitudini degli uomini e dei popoli , infatti
egli dice che quando in un territorio ci sono due o più comunità o famiglie,
queste debbono regolare i loro rapporti sociali , e proprio da questo nasce la
naturale necessità dell’autorità e quindi delle leggi. Allora nasce la politica
come conseguenza dell’etica sociale e non per frenare le passioni umane o
l’istinto naturale selvaggio dell’uomo .In lui non c'è il problema della lotta
del più debole contro il più forte , ma il problema della giustizia tra le
varie parti sociali .
Ad esempio, se due o tre famiglie di pastori in uno stesso
territorio hanno bisogno di regole o almeno di una consuetudine orale, oppure
scritta, dove si dice che le pecore degli uni non debbono sconfinare nei
pascoli dell’altro; non debbano rubarsi il bestiame a vicenda, anche nel caso
di capi dispersi …
Hanno bisogno di dividersi il territorio, le sorgenti
d’acqua e stabilire una autorità TERZA che faccia osservare queste leggi.
Poteva essere un sacerdote o un re, a volte anche un
delinquente, ma era la natura stessa del vivere comune che richiedeva altre
leggi di diritto civile; così nasceva la politica. Questa politica cercava di
stabilire una giustizia e non aveva nessun carattere utopico o moralistico .
Il Filosofo non considera l’autorità come quel potere
necessario per regolare gli istinti dell’ homo homini lupus, ma è quel potere
che regola i rapporti tra individui e tra comunità e classi sociali per uno
sviluppo ordinato di ognuna per i fini assegnatigli dalla stessa natura .
Non esiste conflitto innato tra individuo e autorità ; non
ci deve essere, oppure distinguere sempre nell’autorità colei che dovrebbe
assicurare una giustizia giusta, che non è altro se non l’antico concetto
ebraico di : “occhio per occhio e dente per dente”, parole che non significano
vendetta sul nemico, ma giustizia al disopra degli interessi e delle parti.
Nella legislazione ebraica possiamo distinguere anche culturalmente due tipi di
leggi . Una legge scritta da Dio e data a Mose’ sul Sinai , ed era quella legge
che andava riposta nell’Arca , e poi una legge “minore” che non era legge
universale ma l’adattamento di questa a situazioni e culture particolari .
Questa legge umana non andava riposta nell’arca e adorata perché non era
universale però aveva forza di legge in quella cultura e situazione geografica
. La legge ebraica ( dell'Arca ) non era altro che la sintesi scritta della
legge universale fino allora mai messa per iscritta in una sintesi cosi
concentrata. Il politico o l' autorità non debbono fare altro se non attuare
quella giustizia nella società degli uomini . La libertà significa disobbedire
e seguire l'istinto e non la ragione intrinseca di quella legge .
La Politica di Aristotele e anche il Codex del diritto
romano non sembrano altro che una ripetizione, una replica di uno dell’altro
circa la giustificazione del potere politico e imperiale, nonché in secoli
recenti se ne sono venuti altri naturalisti e ci hanno insegnato che bisogna
studiare “ i bisogni umani” che non sono molto diversi da quelli delle bestie e
che il loro metodo era finalmente scientifico e certo, al contrario di quello
della tradizione pagana ed ebraica che fondano l’autorità su una esigenza etica
e naturale di giustizia giusta al disopra delle parti.
Diceva Dio a Mosè nel Deuteronomio: “non devi guardare nè a
destra, nè a sinistra nel giudizio del tuo prossimo.” Ovvero la giustizia non
tiene conto del censo sociale dell’individuo, nè che sia ricco e nè che sia
povero ; né dei suoi bisogni particolari diremmo noi !
Il potere quindi non è in antitesi al diritto naturale
dell’individuo ma è un ordinatore e
regolatore di rapporti tra individui e tra società o comunità di grado
superiore.
L’individuo non è contrapposto allo Stato che
rappresenterebbe quel potere di tenere a bada le istintualità , l'homo homini
lupus ,ma è colui che presiede allo
sviluppo ordinato della sua vita sociale . Secondo giustizia e non secondo
uguaglianza !
Nel modello Aristotelico la società umana passa da una
piccola a una più grande per progressione geometrica.
Le società e l’individuo per Aristotile non sono un’
astratto stato naturale in cui casualmente si sarebbe trovato l’uomo
cronologicamente prima della necessità dello Stato che reprimesse le singole
individualità, ma entità concrete, come la famiglia naturale consistente di due
persone , maschio e femmina , che si associano, non essendo nemici tra loro a
causa della natura ferina.
Sono due persone buone di natura che si amano e non hanno
bisogno di scrivere regole di convivenza . Quindi il modello di società
Aristotelico è aperto nel senso che le società variano di numero e progressione
ma non c’è contrapposizione tra individuo e società, dove o prevale l’uno o
prevale l’altro. Soprattutto in Aristotile non c'è l' utopia o esigenze
moralistica; non c'è il bisogno di adeguare la società a modelli sbagliati quanto
alla semplice natura tale quale appare . Egli non sente la necessità di sognare
dei modelli astratti e artificiali (ideali) di società perfetta.
Per Aristotile la società perfetta e ultima è lo Stato in
cui c’è un rapporto di progressione e continuità dalla famiglia.
L’individuo non è un individuo isolato e pericoloso come un
leone nella giungla che abbia bisogno di uccidere per sopravvivere o che deve
stare sempre in agguato per procacciarsi il cibo che un altro nemico affamato
gli vuole privare e dal quale bisogna difendersi .
La società non è una classe di individui nella stessa
situazione economica in lotta con un’altra classe che bisogna sopprimere e
l’uomo non è l’homo artificialis creato dalla cultura. La società non è un’
astratta tesi e antitesi dalla quale viene fuori una sintesi . Non è oggi
questo e domani il contrario di questo !
Anche lo Stato non è artificialis e astratto , detenitore di
un contratto (truffa ) che bisogna stracciare , ma nasce dalla difesa di questi
gruppi di individui nel territorio, per procurare i mezzi di sussistenza e dividersi il lavoro
per lo sviluppo ordinato della società e delle famiglie .
Queste cose non vanno fatte se non avendo un modello etico
ben preciso, dato dalla stessa natura umana che non è solo animale.
Il principio di legittimazione dell’autorità quindi non è il
consenso, se pur importante, ma lo stato di necessità naturale che nasce dalla
stessa natura sociale e non dalla lotta degli egoismi tra individui .
La società pre politica per il Filosofo è la famiglia la
quale è quella società che organizza la casa (Oikos).
Il primo libro della Politica di Aristotile riguarda il
governo della casa, la società domestica e la sua economia.
Non esistono per il Filosofo artificiali individui isolati
viventi al di fuori di qualsiasi norma in uno stato di libertà e uguaglianza
primigenia che oggi predomina nel modello darwiniano di famiglia . Lo si
costata dal fatto che ogni volta che si parla della difesa del nucleo
famigliare come primo modello politico più piccolo, se ne viene sempre fuori
qualcuno di destra o di sinistra a dire che è una concezione reazionaria ogni
interpretazione che considera lo Stato come lo sviluppo naturale della
famiglia.
Il modello del potere è infatti quello del padre sul figlio
esteso per gradi al re o a un capo e lo stato per Aristotile non è meno
naturale delle altre forme più naturali del vivere sociale.
Lo stato civile oggi vive della chimera contrattualistica
fatta passare per società civile. Gli stati non si sono formati per un atto di
ragione umana ma per un atto naturale, i cittadini hanno bisogno dell’autorità
non per regolare i loro istinti ma per vivere ordinatamente e secondo giustizia
.
C’è una società al disopra delle altre società che si
differenzia per un maggior grado di autorità sulle altre tra loro e questa
società è lo Stato.
Questa autorità non dipende da nessun’ altra se non dalla
legge morale di natura che giustifica il suo esistere.
L’autorità viene dall’alto perché il padre comanda per natura
sul figlio e non viceversa, per contratto, il figlio dice al padre cosa deve
fare.
Ora dove bisogna collegare l’azione della politica in questo
discorso?
Un movimento politico cerca di ristabilire i principi etici
universali violati nel corpo sociale e colloca al loro giusto posto in ordine
etico le varie società minori per il loro fine naturale e nel fare questo ha le
giustificazioni etiche e morali nell’uso di tutti i mezzi che ha a disposizione
. Ciò che è giusto o ciò che non è giusto non lo determina una maggioranza o un
voto in più o in meno , ma una legge oggettiva , naturale , universale , a cui
il politico o la politica si ispirano .
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