La tua destra, Signore,
e la luce del tuo volto
hanno salvato i nostri padri.
Un giorno il Signore disse a Mosè: «Manda uomini a esplorare il paese di
Canaan che sto per dare agli Israeliti. Mandate un uomo per ogni tribù
dei loro padri; siano tutti dei loro capi». Mosè li mandò dal deserto di
Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi
degli Israeliti.
Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro:
«Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana e
osserverete che paese sia, che popolo l'abiti, se forte o debole, se
poco o molto numeroso; come sia la regione che esso abita, se buona o
cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o
luoghi fortificati; come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi
siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese». Era il
tempo in cui cominciava a maturare l'uva. Quelli dunque salirono ed
esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di
Amat. Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano
Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata
sette anni prima di Tanis in Egitto. Giunsero fino alla valle di Escol,
dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due
con una stanga, e presero anche melagrane e fichi.
Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d'uva che gli Israeliti vi tagliarono
. Alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese e
andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel
deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la
comunità e mostrarono loro i frutti del paese. Raccontarono: «Noi siamo
arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove
scorre latte e miele; ecco i suoi frutti. Ma il popolo che abita il
paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche
visto i figli di Anak. Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli
Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso
il mare e lungo la riva del Giordano». Caleb calmò il popolo che
mormorava contro Mosè e disse: «Andiamo presto e conquistiamo il paese,
perché certo possiamo riuscirvi». Ma gli uomini che vi erano andati con
lui dissero: «Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo,
perché è più forte di noi». Screditarono presso gli Israeliti il paese
che avevano esplorato, dicendo: «Il paese che abbiamo attraversato per
esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi
abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti,
figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava
di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro».
MOVIMENTO POLITICO - RELIGIOSO DI RISCOSSA CATTOLICA - PIA CONFEDERAZIONE TRIARI. Iscriviti : confederazionetriari@gmail.com - aiuto : - IBAN IT26H3608105138287867787889
mercoledì 30 marzo 2022
giovedì 24 marzo 2022
L’INVALICABILE LINEA ROSSA – Viganò risponde per le rime a De Mattei (ed a Weigel)
23 marzo 2022 / reginamundi
In risposta ad un articolo di George Weigel su First Things
Sono rimasto non poco stupito dall’accostamento alla mia persona del personaggio del Colonnello Grace Groundling Marchpole fatto da George Weigel nel suo commento del 16 Marzo scorso su First Things (qui).
Il mio stupore deriva dalla curiosa assonanza di questo articolo con quello del suo amico Roberto De Mattei, Riflessioni sull’anno che si apre, apparso su Corrispondenza Romana il 29 Dicembre 2021 (qui) a proposito della presunta confutazione delle mie dichiarazioni alla Conferenza Episcopale Americana (qui) fatta, guarda caso, dalla figlia del prof. Weigel (qui), la pediatra Gwyneth A. Spaeder, moglie di un dirigente di una delle maggiori società di consulenze per le case farmaceutiche.
Anche nell’articolo di De Mattei ricorre l’insinuazione che io possa essere annoverato tra coloro che vedono cospirazioni ovunque, secondo la consolidata prassi della delegittimazione dell’interlocutore tramite la sua psichiatrizzazione. Se non altro, Weigel si è limitato a presentarmi come eccentrico complottista, prendendo a prestito un personaggio della trilogia Spada d’onore (Sword of Honor) di Evelyn Waugh, mentre De Mattei ha menzionato, oltre al délire d’intérpretation psichiatrico, anche l’ipotesi della possessione diabolica.
Mi chiedo se vedere una qualche ratio nella coordinata azione di Weigel e De Mattei rappresenti un «collegare i punti che nessuna persona ragionevole penserebbe di poter collegare o addirittura considererebbe collegabili» («connecting dots that no rational person would imagine connecting or even think connectable», nella citazione dell’articolo di First Things) o non sia piuttosto una evidenza che chiunque può riscontrare. Mi pare semplicistico liquidare tutto con l’accusa di “complottismo” verso chi i complotti li denuncia, e non chi li ordisce; soprattutto quando la cospirazione viene ammessa dai suoi stessi artefici, a iniziare dal coinvolgimento di Soros della rivoluzione colorata dell’Euromaidan. Ma se vediamo un membro di Pravij Sektor, Serhiy Dybynyn, immortalato durante la farsa dell’assalto al Campidoglio del 6 Gennaio 2021 (qui e qui), l’idea che qualcosa non sia esattamente come ce la raccontano sfiora anche le persone meno inclini a «unire i punti».
Certo è ben strano che, dinanzi ad una serie di evidenze condivise tanto da medici e scienziati (per quanto riguarda la criticità del siero sperimentale) quanto da politologi ed esperti di strategia internazionale (per la presente crisi russo-ucraina), i due amici e colleghi – De Mattei e Weigel – si prestino ad un’azione congiunta contro di me, non per quel che affermo – che si guardano bene dal confutare argomentando e adducendo prove inequivocabili – ma semplicemente decidendo ex cathedra che siccome non condivido le loro posizioni sulla pandemia o sul conflitto ucraino, io debba essere messo a tacere senza appello, per un presunto dovere di rispetto verso la “loro” verità.
Weigel ha sentenziato: io avrei superato la invalicabile «red line», che egli ha tracciato motu proprio. Nell’elencare le presunte «menzogne, calunnie e propaganda del Cremlino» presenti nella mia dichiarazione, Weigel non si accorge di essere smentito dai fatti documentati ad iniziare proprio dal bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol (che era stato evacuato da tempo e usato come caserma militare), così come avvenuto con le «migliaia di vittime» delle bombe russe che hanno distrutto il teatro della stessa città, smentite dalle autorità locali ucraine.
Della mia dichiarazione sulla crisi russo-ucraina, che con discutibile ironia George Weigel chiama “enciclica”, viene stilato un elenco di «affermazioni palesemente false» («manifestly false claims»), evidentemente presumendo che il lettore di First Things non abbia letto quella dichiarazione. E c’è da chiedersi se lo abbia fatto lo stesso Weigel, dal momento che tutto ciò che mi viene contestato come falso è invece da me documentato con fonti e rimandi a notizie ufficiali. Chi mi rimprovera di «ripetere punto per punto la propaganda del Cremlino», dovrebbe spiegare cosa c’è di non corrispondente alla realtà dei fatti nella mia analisi, e perché non consideri propaganda quella del deep state, che finora ha dato prova di saper falsificare la realtà al limite del grottesco, ad iniziare dal caso dei biolaboratori americani in territorio ucraino, la cui esistenza è stata negata dalla Casa Bianca ma indirettamente affermata dall’OMS (qui), che ha chiesto di distruggerne gli agenti patogeni.
Il coinvolgimento della famiglia Biden nella Burisma e in altri fatti di corruzione in Ucraina è stato riconosciuto addirittura da Joe Biden in un video, così come l’operazione di propaganda mediatica per insabbiare le prove di collusioni col regime ucraino – e non solo – recuperate sul laptop di Hunter (qui). Le distruzioni deliberate di infrastrutture civili addebitate ai Russi si stanno dimostrando – dalle molteplici testimonianze di cittadini Ucraini – causate in gran parte dalle milizie di Zelenskyj, tra cui vi sono formazioni paramilitari neonaziste, denunciate come colpevoli di crimini di guerra dall’ONU e da Amnesty International sin dalla rivoluzione dell’Euromaidan. L’invio di armamenti all’Ucraina sta provocando gravissimi casi di giustizia sommaria, regolamenti di conti e linciaggi che non hanno alcuna legittimazione, e che mettono in grave pericolo la popolazione. Pochi giorni fa è stato fermato un carico di armi su un aereo che ufficialmente doveva portare in Ucraina “aiuti umanitari” del Governo italiano. La censura in Europa delle emittenti Russia Today e Sputnik si affianca all’unificazione di tutte le piattaforme di informazione che Zelenskyj ha ordinato in questi giorni, assieme alla soppressione degli undici partiti di opposizione (qui): uno strano concetto di “valori occidentali”, di “democrazia” e di “libertà di stampa”. Il ruolo di Soros nella rivoluzione di Maidan è stato dichiarato proprio dallo stesso “filantropo” (qui), che si è attribuito il merito di aver finanziato l’insurrezione che ha condotto a deporre il Presidente filorusso Yanukovich democraticamente eletto e a mettere al suo posto Porošenko, gradito agli USA e alla NATO. La presenza di forze neonaziste è stata dichiarata dal Congresso degli Stati Uniti, che nel 2015 aveva sospeso gli addestramenti dei neonazisti del battaglione Azov negli USA con un emendamento, poi cancellato per le pressioni della CIA (qui). Le violazioni degli accordi di Kiev e la persecuzione della minoranza russofona nel Donbass è stata ampiamente documentata da organizzazioni internazionali e dai media che oggi censurano le loro stesse notizie (qui): si calcolano oltre 14.000 vittime di questa pulizia etnica contro i cittadini di lingua russa. Il governo Zelenskyj non solo non si è opposto a queste violenze dei gruppi neonazisti, ma le ha anzi deliberatamente negate e ha regolarizzato il battaglione Azov come forza militare ufficiale.
La continuità ideologica tra la farsa pandemica e la crisi russo-ucraina emerge, al di là dell’evidenza degli eventi e delle dichiarazioni dei soggetti coinvolti, anche nel fatto che i responsabili ultimi di entrambe sono i medesimi, e tutti riconducibili alla cabala globalista del World Economic Forum. A titolo di esempio, il Segretario di Stato Tony Blinken è il fondatore della società di consulenze strategiche WestExec Advisors, collegata con il Forum di Davos, e che conta oltre 20 suoi uomini nell’Amministrazione Biden (qui, qui e qui). Molti dipendenti della WestExec sono stati o sono tuttora in rapporti strettissimi con il World Economic Forum, ad iniziare da Michelle Flournoy e Jamie Smith, come ha denunciato Politico (qui).
Queste non sono “teorie del complotto”, ma fatti. Punto!
Infine, per quanto concerne il mio accenno alla “Terza Roma”, mi stupisce che, in presenza di un pericolo imminente di escalation del conflitto, Weigel mi critichi per aver usato in senso politico un argomento della controparte russa, con lo scopo di dimostrare disponibilità a un dialogo in vista della pace. Da quel che ho scritto mi pare evidente che non avevo alcuna intenzione di dare basi dottrinali o legittimazioni ad una visione panslavista o panortodossa che, come Cattolico Romano, non fa parte del mio bagaglio culturale e religioso. Al contrario, è curioso che siano proprio i fautori del dialogo ecumenico a stracciarsi le vesti per un tema che, affrontato senza equivoci, potrebbe aprire ad un ritorno della Chiesa scismatica d’Oriente all’unità cattolica.
Questa volontà di interpretare qualsiasi cosa io dica in senso negativo è indice di una malafede e di una prevenzione che vanno contro la Verità ancor prima che contro la Carità. Ma quando si mente sulla realtà che abbiamo sotto gli occhi per compiacere i propri padroni, la verità è considerata uno scomodo orpello, e non più un attributo di Dio. Ed è imbarazzante, a dir poco, vedere come posizioni condivise fino a poche settimane prima del conflitto, oggi siano negate e considerate forme di collaborazionismo o di appoggio alla Russia.
Ribadisco con fermezza che le mie parole non devono essere interpretate come una legittimazione della guerra, di cui sono vittime anzitutto gli Ucraini a causa del loro governo colluso con il deep state. Esse vogliono essere, come lo furono in occasione della farsa pandemica, un richiamo alla verità, una denuncia delle menzogne e delle falsificazioni della realtà, un appello all’uso del giudizio critico davanti alla narrazione mediatica. Forse il fatto che io non abbia dei referenti a cui rispondere mi rende scomodo, e la mia posizione risulta incomprensibile a chi dimostra di non essere intellettualmente indipendente.
L’articolo di Weigel ha un pregio: ci mostra inopinate contiguità di un certo conservatorismo moderato con le istanze della deep church, e parallelamente la subalternità del mondo neo-con statunitense con il deep state e i loro complici Democratici.
D’altra parte, credo che la collocazione politica e ideologica di George Weigel non dia adito a dubbi, considerando che il suo nome compare, assieme a quello di Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz e altri, tra i firmatari del PNAC, il Project for the New American Century, un istituto di ricerca in cui i membri del Partito Repubblicano e i neoconservatori si trovano significativamente unanimi nella corsa agli armamenti e nell’alimentare ovunque focolai di guerra e di terrorismo, ad iniziare dalla guerra in Iraq (qui).
L’idea di una leadership mondiale americana promossa dal PNAC è chiaramente alla base dell’espansione della NATO a est, e della deliberata provocazione dell’Ucraina nei riguardi della Russia, che si vede praticamente assediata sino ai propri confini, in violazione degli accordi del 1991. Non voglio pensare cosa sarebbe accaduto se, a parti invertite, uno stato del Sudamerica si fosse alleato con Mosca per installare basi militari vicine ai confini degli Stati Uniti. E non è dato comprendere per quale ragione la NATO e gli USA possano ritenersi autorizzati ad invadere nazioni estere – come nel caso del Kosovo – ad imporre manu militari il loro concetto di democrazia e di rispetto dei diritti umani, mentre la Federazione Russa non possa intervenire in Ucraina a difendere i cittadini del Donbass, dopo otto anni di pulizia etnica da parte delle milizie neonaziste nei confronti della minoranza russofona, in violazione degli accordi stipulati e in presenza di una denuncia di questi crimini da parte delle associazioni umanitarie.
Immagino che per quanti si prestano a queste operazioni di propaganda – non so fino a che punto scevre da interessi personali – sia imbarazzante vedersi scoperti da un Arcivescovo e Nunzio in pensione, perché questo loro asservimento alla narrazione è estremamente eloquente e conferma, se mai ve ne fosse stato bisogno, le ombre che già velavano le loro prese di posizione su altri temi di più stretta pertinenza cattolica.
L’azione di questi esponenti del conservatorismo cattolico – che si professavano miei amici fino a due anni fa – scrive il definitivo, imbarazzante necrologio di quel che rimaneva della loro autorità di pensatori cattolici e della loro indipendenza quali giornalisti. Ad esequie avvenute.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo, Nunzio Apostolico
21 Marzo 2022
https://ilbenevincera.wordpress.com/2022/03/23/linvalicabile-linea-rossa-vigano-risponde-per-le-rime-a-de-mattei-ed-a-weigel/
venerdì 18 marzo 2022
ECCO LA PROVA DELL'APOSTASIA
L’apostasia della Chiesa, ecco la prova. "Iota
unum!": a nessuno è lecito modificare il Magistero e nessuna
"Verità" insegnata dalla Chiesa può essere modificata ad arbitrio di
chicchessia, fosse pure un Pontefice o un Concilio.
di
Francesco Lamendola
Si discute da tempo se il Concilio Vaticano II sia in
continuità o in discontinuità con il Magistero infallibile della Chiesa: ed è
una discussione doverosa e necessaria, poiché da essa dipende se la Chiesa dopo
il 1965 sia rimasta fedele a se stessa o se abbia proceduto ad una sostanziale
revisione della sua dottrina. In questo secondo caso, la Chiesa successiva al
Concilio sarebbe apostatica ed eretica, poiché a nessuno è lecito modificare il
Magistero e nessuna verità insegnata dalla Chiesa può essere modificata ad
arbitrio di chicchessia, fosse pure un Pontefice o un Concilio ecumenico. Iota
unum, diceva il teologo Romano Amerio, citando le parole di Gesù Cristo:
neppure uno iota può essere tolto o modificato di ciò che riflette fedelmente
la Parola di Dio. Si tratta di una questione di rilevanza assoluta, che
coinvolge la stessa ragion d’essere della Chiesa. Il fine della Chiesa è
condurre le anime alla salvezza attraverso la Verità; ma se la Chiesa
modificasse i suoi insegnamenti nel corso del tempo, mostrando così di
adeguarsi ad un sapere umano e non già di esprimere una Verità perenne e
immodificabile proveniente da Dio, ciò vorrebbe dire che la Chiesa è una
creazione puramente umana, soggetta a tutte le mutevolezze umane, priva
dell’assistenza infallibile che discende da Dio.
Ora, c’è almeno un punto (in realtà ve ne sono anche altri,
ma per amor di chiarezza ci limiteremo al nodo essenziale) nel quale si
registra, innegabilmente, una distanza e una contraddizione fra ciò che la
Chiesa ha insegnato nel corso di tanti secoli e ciò che ha preso ad insegnare a
partire dal 7 dicembre 1965. Nella Dichiarazione Conciliare Dignintas humanae
del 7 dicembre 1965, Paolo VI afferma infatti (I,2):
2. Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha
il diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di una tale libertà è che gli
esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli
individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia
religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito,
entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o
pubblicamente, in forma individuale o associata. Inoltre dichiara che il
diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della
persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la
stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve
essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico
della società.
A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in
quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò
investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per
obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la
religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e ad
ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze. Ad un tale obbligo, però,
gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro
natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo
dell'immunità dalla coercizione esterna. Il diritto alla libertà religiosa non
si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua
stessa natura. Per cui il diritto ad una tale immunità perdura anche in coloro
che non soddisfano l'obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa, e il
suo esercizio, qualora sia rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia,
non può essere impedito.
Per poi sostenere che il principio della libertà religiosa
affonda le sue radici nella stessa Rivelazione e quindi nelle Scritture
(Dignitatis humanae, II, 9-10):
9. Quanto questo Concilio Vaticano dichiara sul diritto
degli esseri umani alla libertà religiosa ha il suo fondamento nella dignità
della persona, le cui esigenze la ragione umana venne conoscendo sempre più
chiaramente attraverso l'esperienza dei secoli. Anzi, una tale dottrina sulla
libertà affonda le sue radici nella Rivelazione divina, per cui tanto più va
rispettata con sacro impegno dai cristiani. Quantunque, infatti, la Rivelazione
non affermi esplicitamente il diritto all'immunità dalla coercizione esterna in
materia religiosa, fa tuttavia conoscere la dignità della persona umana in
tutta la sua ampiezza, mostra il rispetto di Cristo verso la libertà umana
degli esseri umani nell'adempimento del dovere di credere alla parola di Dio, e
ci insegna lo spirito che i discepoli di un tale Maestro devono assimilare e
manifestare in ogni loro azione. Tutto ciò illustra i principi generali sopra
cui si fonda la dottrina della presente dichiarazione sulla libertà religiosa.
E anzitutto, la libertà religiosa nella società è in piena rispondenza con la
libertà propria dell'atto di fede cristiana.
10. Un elemento fondamentale della dottrina cattolica,
contenuto nella parola di Dio e costantemente predicato dai Padri, è che gli
esseri umani sono tenuti a rispondere a Dio credendo volontariamente; nessuno,
quindi, può essere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà.
Infatti, l'atto di fede è per sua stessa natura un atto volontario, giacché gli
essere umani, redenti da Cristo Salvatore e chiamati in Cristo Gesù ad essere
figli adottivi, non possono aderire a Dio che ad essi si rivela, se il Padre
non li trae e se non prestano a Dio un ossequio di fede ragionevole e libero. È
quindi pienamente rispondente alla natura della fede che in materia religiosa
si escluda ogni forma di coercizione da parte degli esseri umani. E perciò un regime
di libertà religiosa contribuisce non poco a creare quell'ambiente sociale nel
quale gli esseri umani possono essere invitati senza alcuna difficoltà alla
fede cristiana, e possono abbracciarla liberamente e professarla con vigore in
tutte le manifestazioni della vita.
Come si vede, Paolo VI ed i Padri conciliari (2.308 dei
quali hanno approvato il documento, contro soli 70 contrari) hanno assunto
quale definizione del concetto di libertà religiosa l’assenza di ogni
coercizione esterna, particolarmente di tipo fisico: ogni uomo, pertanto,
avrebbe il diritto di credere, o anche di non credere, in una qualsiasi fede
religiosa, e nessuno avrebbe il diritto di contrastare tale diritto. Ma è
proprio questo il vero significato del concetto di libertà religiosa, nella
dottrina cattolica? È questo che la Chiesa, attraverso il suo Magistero
infallibile, ha sempre insegnato?
Facciamo un passo indietro e proviamo a ragionare al lume
del buon senso. Se la Chiesa intendesse per libertà religiosa il diritto soggettivo
di credere (o non credere) in qualsiasi dottrina, non solo si aprirebbero
scenari sorprendenti e inquietanti, dal momento che non si vede perché sarebbe
lecito, poniamo, abbracciare la rivelazione ebraica o quella islamica, e non
quella recata degli extraterrestri per bocca dei “contattisti” o, al limite (ma
oggi ci siamo arrivati) prestare il proprio culto a Satana; ma ciò equivarrebbe
a fare della Chiesa una fonte di relativismo. Spostando il concetto del culto
dovuto a Dio dall’oggettività del vero Dio alla soggettività della persona
umana, con tutti i suoi limiti e i suoi possibili traviamenti, si creano le
premesse per dichiarare che la fede in Dio è relativa e dipende da fattori
soggettivi, sia individuali, ad esempio di tipo psicologico, sia collettivi,
come quelli di tipo culturale. Pertanto, si arriverebbe alla conclusione
paradossale che tutte le fedi sono buone, se coloro i quali vi aderiscono
proclamano la propria buona fede, sempre però, inevitabilmente, in termini
soggettivi.
Gregorio XVI, nell’enciclica Mirari Vos del 15 agosto 1832,
scrive:
Veniamo ora ad un’altra sorgente trabocchevole dei mali, da
cui piangiamo afflitta presentemente la Chiesa: vogliamo dire l’indifferentismo
ossia quella perversa opinione che per fraudolenta opera degl’increduli si
dilatò in ogni parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di
Fede conseguire l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla
norma del retto e dell’onesto. Ma a voi non sarà malagevole cosa allontanare
dai popoli affidati alla vostra cura un errore così pestilenziale intorno ad
una cosa chiara ed evidentissima, senza contrasto. Poiché è affermato
dall’Apostolo (Ad Ephes., 4,5) che esiste “un solo Iddio, una sola Fede, un
solo Battesimo”, temano coloro i quali sognano che veleggiando sotto bandiera
di qualunque Religione possa egualmente approdarsi al porto dell’eterna
felicità, e considerino che per testimonianza dello stesso Salvatore (Lc 11,23)
“essi sono contro Cristo, perché non sono con Cristo”, e che sventuratamente
disperdono solo perché con lui non raccolgono; quindi “senza dubbio periranno
in eterno se non tengono la Fede cattolica, e questa non conservino intera ed
inviolata” (Symbol. S. Athanasii). Ascoltino San Girolamo il quale – trovandosi
la Chiesa divisa in tre parti a causa dello scisma – racconta che, tenace come
egli era del santo proposito, quando qualcuno cercava di attirarlo al suo
partito, egli rispondeva costantemente ad alta voce: “Chi sta unito alla
Cattedra di Pietro, quegli è mio” (S. Girolamo, Ep. 58). A torto poi qualcuno,
fra coloro che alla Chiesa non sono congiunti, oserebbe trarre ragione di
tranquillizzante lusinga per essere anche lui rigenerato nell’acqua di salute;
poiché gli risponderebbe opportunamente Sant’Agostino: “Anche il ramoscello
reciso dalla vite ha la stessa forma, ma che gli giova la forma se non vive
della radice?”(S. Agostino, Salmo contro part. Donat.).
Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo
scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba
ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo,
a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre
aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con
impudenza sfrontata provenire da siffatta licenza qualche vantaggio alla
Religione. «Ma qual morte peggiore può darsi all’anima della libertà
dell’errore?» esclamava Sant’Agostino [Ep. 166]. Tolto infatti ogni freno che
tenga nelle vie della verità gli uomini già diretti al precipizio per la natura
inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il «pozzo d’abisso»
(Ap 9,3), dal quale San Giovanni vide salire tal fumo che il sole ne rimase
oscurato, uscendone locuste innumerabili a devastare la terra. Conseguentemente
si determina il cambiamento degli spiriti, la depravazione della gioventù, il
disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante: in una parola,
la peste della società più di ogni altra esiziale, mentre l’esperienza di tutti
i secoli, fin dalla più remota antichità, dimostra luminosamente che città
fiorentissime per opulenza, potere e gloria per questo solo disordine, cioè per
una eccessiva libertà di opinioni, per la licenza delle conventicole, per la
smania di novità andarono infelicemente in rovina.
Da parte sua Pio IX, nell’enciclica Qui pluribus del 9
novembre 1846:
Altrettanto diciamo [cioè condanniamo] di quel sistema che
ripugna allo stesso lume della ragione naturale, che è l’indifferenza della
Religione, con il quale costoro, tolta ogni distinzione fra virtù e vizio, fra
verità ed errore, fra onestà e turpitudine, insegnano che qualsivoglia
religione sia ugualmente buona per conseguire la salute eterna, come se fra la
giustizia e le passioni, fra la luce e le tenebre, fra Cristo e Belial potesse
mai essere accordo o comunanza. Mira al medesimo fine la turpe cospirazione
contro il sacro celibato dei Chierici, fomentata, oh che dolore!, anche da
alcuni uomini di Chiesa, miseramente dimentichi della propria dignità, e
cedevoli agli allettamenti della voluttà. A questo tende altresì la perversa
istituzione di ammaestrare nelle discipline filosofiche, con le quali si
corrompe l’incauta gioventù, propinandole il fiele del drago nel calice di
Babilonia.
E sempre Pio IX, nella enciclica Singulari quidem del 17
marzo 1856, rivolta ai cardinali ed ai vescovi austriaci:
Vegliate sulla incolumità del vostro gregge, preservatelo da
tutte le frodi e le insidie dei nemici. Infatti Voi conoscete bene gli infami
artifici, le numerose macchinazioni e le mostruose invenzioni di ogni genere di
opinioni con cui astuti architetti di dogmi perversi tentano di deviare dal
sentiero della verità e della giustizia e di trascinare nell’errore e nella
perdizione gli improvvidi e soprattutto gli sprovveduti. E neppure ignorate,
Diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, che tra i tanti e mai abbastanza
deplorati mali che turbano e sconvolgono la società ecclesiastica e civile, ora
ne emergono in particolare due, che si possono considerare a buon diritto come
l’origine di tutti gli altri. A Voi infatti sono anzitutto noti gli
innumerevoli e funestissimi danni che sulla società cristiana e civile si
riversano dal fetido errore dell’indifferentismo. Da qui la grave negligenza in
tutti i doveri verso Dio in cui viviamo, ci muoviamo e siamo; da qui trascurata
la santissima religione; da qui scosse e quasi sconvolte le fondamenta di ogni
diritto, della giustizia e della virtù. Da questa ignobile forma
d’indifferentismo non molto si scosta la teoria, eruttata dalle tenebre,
dell’indifferenza delle religioni per cui uomini estranei alla verità,
avversari del vero credo religioso e immemori della loro salute, docenti di
principi contraddittori e sprovvisti di solido convincimento, non ammettono
alcuna differenza tra le professioni di fede più divergenti, vivono in pace con
tutti, e pretendono che a tutti, a qualunque religione appartengano, sia aperto
l’ingresso alla vita eterna. Infatti nulla importa loro, sebbene di diverse
tendenze, pur di cospirare alla rovina dell’unica verità [Tertull., De
praescript., cap. 41].
Voi vedete, Diletti Figli Nostri e Venerabili Fratelli, di
quale vigilanza occorre dar prova per impedire che il contagio di una peste
tanto funesta infetti e distrugga miseramente le vostre pecore. Pertanto non
rinunciate a premunire con zelo da questi esiziali errori i popoli a Voi
affidati; a istruirli ogni giorno più intimamente nella dottrina della verità
cattolica; a insegnare loro che, come vi è un solo Dio Padre, un solo Cristo Figlio
di Lui, un solo Spirito Santo, così vi è una sola verità divinamente rivelata,
una sola fede divina, principio d’umana salvezza, fondamento di ogni normativa
per la quale il giusto vive, e senza la quale è impossibile piacere a Dio e
pervenire alla comunione dei suoi figli (cf. Rm 1,16-17; Eb 11,5) [Conc. Trid.,
sess. 6, cap. 8]; non vi è che una vera, santa, cattolica, Apostolica, Romana
Chiesa e una sola Cattedra fondata dalla voce del Signore su Pietro [S.
Cyprian., Epist. 43], e all’infuori di essa non si trova né la vera fede né la
salute eterna, in quanto non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come
madre e assurdamente confida di appartenere alla Chiesa colui che abbandona la
Cattedra di Pietro sulla quale è fondata la Chiesa [S. Cyprian., De unitat.
Eccl.].
Si potrebbe continuare a lungo, citando altre encicliche e
documenti di altri papi, ma la sostanza rimane la stessa: con la Dignitatis
humanae si opera una rottura, per cui la Chiesa afferma un principio che è in
contrasto con quanto affermato dal Magistero fino a quel momento. Perciò i
casi, evidentemente, sono due: o sbagliava la Chiesa prima del 1965 a rifiutare
e condannare il principio della libertà religiosa, oppure ha sbagliato poi, con
il Concilio Vaticano II e la Dignitatis humanae. Verrebbe da dire, così, di
primo acchito, che è più probabile che abbia sbagliato dopo, sia perché
sessant’anni e i sei papi succedutisi da allora sono poca cosa nella storia
della Chiesa, rispetto ai diciannove secoli durante i quali, per bocca di
duecentosessanta papi e nel corso di venti concili, è stata sostenuta, o data
per scontata e sottintesa, una dottrina opposta a quella proclamata nella
Dignitatis humanae; sia perché per un credente il Magistero della Chiesa, e
specialmente quello del Romano Pontefice, è infallibile in quanto ispirato da
Dio, e quindi è arduo pensare che Dio per 1.900 anni si sia “distratto” e abbia
permesso a 260 papi e a 20 concili d’insegnare una dottrina erronea. Ciò
equivarrebbe a porre il Magistero ecclesiastico sul piano degl’insegnamenti
meramente umani, nei quali, in effetti, un’idea erronea può persistere a lungo,
fatte salve la buona fede e le ottime intenzioni di chi la sostiene.
Domandiamoci, a questo punto, che cos’è il Magistero. Esso è
l’insegnamento per mezzo del quale la Chiesa ha raccolto, custodito e
tramandato il Deposito della fede, ossia la dottrina rivelata agli uomini da
Gesù Cristo, e che noi (cattolici) conosciamo attraverso le due fonti delle
Sacre Scritture e della Tradizione. Il Magistero comprende non solo il
Deposito, ma anche ciò che da esso deriva ed ha lo scopo di preservarlo e
tramandarlo intatto ai fedeli. In altre parole, il Magistero, come è evidente,
non può contraddire se stesso e non può condurre alla negazione o al mutamento
del Deposito della fede: infatti il Magistero esiste e viene esercitato in
funzione della gelosa custodia del Deposito, e non già il Deposito esiste in
funzione del Magistero. A questo punto abbiamo anche la risposta alla
precedente domanda: no, il Magistero non può mutare perché se mutasse,
muterebbe anche il Deposito della fede: il che è impossibile per definizione.
Resta perciò una sola conclusione: se il Magistero si discostasse da se stesso,
sarebbe ipso facto un falso magistero, eretico e malvagio.
martedì 15 marzo 2022
CONSIDERAZIONE SULLA GUERRA CRISTIANA
Ci sono due popoli contendenti, cristiani, uno dice che vuole essere libero, l’altro dice che non è possibile e si fanno guerra con morti e feriti, anche di donne, vecchi e bambini …. e scene di sangue raccapriccianti . La ragione, logicamente, può essere un po’ da una parte e un po’ dall’ altra e il torto, un po’ da una parte e un po’ dall’ altra . Ebbene io, che sono Terzo rispetto a codesti contendenti, da che parte debbo stare ? La domanda mi si pone lecita . Partendo dall’ idea cattolica che è possibile la guerra giusta ed è anzi un dovere per un cristiano partecipare in qualche modo, soprattutto con la sola preghiera, come insegna San Tommaso e il Magistero della Chiesa Cattolica , mi metto a pensare e traggo le mie conclusioni anche perché mi hanno insegnato un pò di storia a scuola . In passato ci furono le Sante Crociate; iniziò Costantino, a dire il vero, e poi prosegui Teodosio I, poi ci furono i guelfi e ghibellini, le vere guerre di religione, i Santi Tribunali dell’ Inquisizione per porre un freno sociale al male inerente alla legge di natura …. Ma guardando al recente passato vediamo che i Sanculotti francesi volevano fare l’ uguaglianza per attuare la giustizia sociale per risolvere il problema del lavoro e della fame nel popolo . Avevano l ‘ammirazione del popolino, cioè di quelli che ragionano con la pancia ma anche l’aiuto ,il sostegno e la partecipazione emotiva di grande parte del clero cattolico, anche se questi ugualitari mettevano sotto i piedi, non dico la stessa Legge di Mosè, ma il Diritto Naturale che è roba divina , sul quale alla fin dei conti si basa la stessa giustizia sociale . Infatti per un credente sarebbe assurdo parlare di giustizia sociale calpestando contemporaneamente il Diritto Naturale Divino sul quale si fonda ogni umana autorità stessa . Per il Catechismo Cattolico l’autorità si esprime spesso attraverso il popolo ma non la concede mai il popolo e non viene dal popolo che è un concetto molto vago e, se vogliamo, inesistente, perché nel popolo ci sono mille fazioni e trovare due uomini che la pensano alla stessa maniera quasi sempre diventa un problema …... Comunque in esso si notano due grandi direttive e scuole di pensiero per l’azione e la tabella di marcia comune; chi vuole imporre con le armi o con la forza o con i soldi e con la vera o finta democrazia e corruzione,(anche con le medicine) il proprio stile di vita o progetto sociale e chi vuole rifarsi alla semplice Legge di Natuta (1) che si basa sulla logica e la razionalità intrinseca ed estriseca ad ogni essere umano . La legge di natura, non quella dei filosofi, è un principio semplice e matematico assoluto che possiamo costatare ogni momento nella nostra vita . Due + due = quattro . Chi afferma il contrario o chi dice che non è vero , nel primo caso merita la massima pena prevista dalla legge naturale , nel secondo caso la punizione prevista dalla legge di natura. San Tommaso diceva ai suoi alunni prima di iniziare un corso : “questa è una mela, chi non è d’ accordo è pregato di andarsene “. E’ vero che possiamo dire che se guardiamo la natura fisica in profondità questa semplice legge non ci fa dominare e capire molte cose ,ma entriamo in un altro campo, cioè quello scientifico fisico e non nel campo del diritto naturale legato alla natura umana strutturata in tutti gli uomini viventi allo stesso modo stabilito da Dio. Questo Caos ,Intelligente, Buono, Supremo, Infinito, il quale nella natura fisica delle cose fa soltanto balenare qualche grammo di luce della sua Infinità e grandezza immensa . Noi, come si vede e si avrà capito, speriamo, equipariamo la Legge di Natura ( non quella dei filosofi !) alla stessa legge di Mosè perché sono la stessa cosa . Infatti la legge non fu data ad Abramo o a Noè oppure al Re Davide, che dovette solo eseguirla alla lettera, ma a Mosè soltanto e non ad Aronne Sacerdote….. Ma quando fu data ? Soltanto prima dell’ entrata nella Terra Promessa e su un Monte fuori dei confini di Israele, perché per organizzare la vita politica e sociale di un popolo sulla giustizia, ci vuole la legge naturale e non le leggi quantiche legate alla fisica relativistica !!
Ora veniamo alla guerra, si, perché ogni guerra alla fine potrebbe trasformarsi in guerra di religione se cerchiamo di leggere le ragioni profonde che muovono i contendenti in un dato momento . Anche se siamo, non convinti, ma certi, che il Signore alla fine si serve di tutto in relazione ai suoi piani eterni , di tutte le fazioni in campo per attuare i suoi progetti, molto misteriosi o assurdi, ma solo per chi non conosce il Suo modo agire attraverso le Scritture Antiche ….. Tanto che possiamo dire che ai tempi di Noè, nessuno capì nulla, anche ai tempi di Sodoma e Gomorra e anche ai tempi della Torre di Babele. …nessuno capì ciò che gli stava succedendo . Quando Cristo entra a commentare la “storia pagana” nei vangeli , parla sempre di castighi e di torri che cadono addosso a qualcuno …… chissà perché . Ecco che noi cristiani dobbiamo considerare bene cosa muove in generale le opposte forze in campo in caso di guerra oppure considerare semplicemente delle riforme sociali o statutarie, in linea di massima , che non è detto che siano sempre crociate o cristiane …. ; sono conformi o alterano la Legge di Natura che è Divina ? Noi abbiamo dei paletti , loro invece, non è che sono liberi ; hanno semplicemente altri paletti….. quelli del profeta Satana !!!
Nel caso della guerra Russo-Ucraina,la filosofia di fondo quale può essere ? Chi sono i buoni e chi i cattivi ? A noi pare che, indipendentemente di come sia giunto al potere Il giudeo Zeleski,(guarda caso certe figure ritornano sempre!) , le idee di fondo in campo siano discutibili, sia da una parte e sia dall’ altra. Però possiamo leggere molte opportunità specifiche , se volgiamo . Come gli ebrei sotto il Farone d’ Egitto e i suoi sgherri del ceto sacerdotale che lo sostenevano, abbiamo oggi finalmente l’occasione di liberarci della cappa catto-giudaico-massonica-sionista e le loro proposte e piani per il genere umano che ci attanaglia sempre di più perché ,pare fossero giunti coi vaccini alle tappe decisive .
sabato 12 marzo 2022
LA LIBERTA’ VO’ CERCANDO…..
La parola
libertà è un temine molto ambiguo è ingannevole che ultimamente è usato
dai poteri forti di certa area per avallare i maggiori crimini umani ed
è usata da satana per sottomettere e ingannare interi popoli e classi
sociali anche di provenienza battesimale ...
Gesù Cristo stesso,
Nostro Signore Dio, vero discepolo della Legge, che non amava certamente
la filosofia greco-latina, non ne parlava tanto e quelle poche volte
che vi accennò lo fece per legarla alla Verità, ovvero alla Ragione
Umana e non ai diritti della persona (= personalismo) dove per quarant’
anni siamo stati ingannati ultimamente e tenuti in naftalina come
difensori di ipotetici diritti legati alle emozioni interiori dell’ uomo
e della donna , ovvero allo stupore umano …….come fatto personale .
Tutte le legislazioni europee e non europee, di natura pagana, amano
riferirsi a quella filosofia che non conoscendo la natura umana e la
Ragione stessa che governa tutto l’ universo, la ritengono un fatto
casuale, dove l’ uomo viene visto come un atomo tra gli atomi che
compongono l’ universo stellato, magari molto fortunato perché si trova
in una posizione geografica stellare che gli permette di vivere bene
…..Ecco che per attuare questo concetto di libertà concepito in senso
pagano è necessario legarlo al concetto di democrazia (= potere del
popolo sovrano ) , altro termine molto ambiguo e ingannevole dove a
livello politico viene attuato con leggi inique il concetto pagano di
libertà . Termine molto simpatico ai filosofi e ai massoni dove l’ uomo
finalmente viene visto come una goccia di luce che unita ad altre gocce
di luce, riesce finalmente con la sua laboriosità a governare quel
complesso e intelligente sistema universo-cosmo che Dio stesso gli ha
messo nelle mani ….. Ma nel 312 d. C. Costantino il Grande, convinto da
sua madre Sant’ Elena, che il sistema di pensiero pagano non era più in
grado di reggere l’ Impero Romano, essendo Cristo era giunto a noi ;
Cristo era quella pietra caduta dall’ alto venuta a frantumare il potere
di satana sulla terra. Costantino il Grande si oppone militarmente alla
concezione unica pagana che vedeva l’ uomo come frutto della fortuna e
della casualità generale . Non c’è una fortuna e il caso , se esiste,
questo è molto intelligente, anzi di una Intelligenza Infinita ……è Dio
stesso , anzi Gesù Cristo Signore della Storia, Il VERBO .
La Storia
Sacra fin dalle prime pagine ci spiega a puntino e con una precisione
millimetrica cosa è l uomo, perché nasce , perché vive e muore e qual è
la fine della storia umana su questa terra . Tutto sarà realizzato da
Dio nei tempi e nei modi quando vorrà stabilire e fissare il Suo Regno
Eterno . Proseguendo nella nostra Storia Sacra notiamo come nel 394 d.
C. il paganesimo, circa sett’ anni dopo Costantino che aveva concesso la
libertà ai cristiani di organizzarsi come società civile; ritornavano
ad affacciarsi di nuovo nell’ Impero Romano le esigenze della società
pagana , quelle libertà che sono inconciliabili con quella cristiana .
Un Magister Militum di origine franca tenta di mettere al potere un
illegittimo Imperatore Romano , un usurpatore cristiano, ma altrettanto
devoto e rispettoso degli dèi pagani . Un Imperatore Orientale vi si
oppose con truppe pagane, nonostante non avesse alcuna possibilità di
farcela e tutto gli era contro .. La storia ci dice come avvennero i
fatti al fiume Vipacco . Questo fu l’ ultimo tentativo pagano per
strappare l’ Impero al Cristianesimo con la scusa delle democrazia e
della libertà di culto . Dopo questi fatti arriviamo finalmente al
protestantesimo e al trattato di Worms o pace di Worms 1521, ovvero alla
lenta disfatta ad opera del progressismo teologico dell’ idea
cristiano-giudaica di Storia Sacra e al lento e progressivo ritorno alle
libertà democratiche e pagane .
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